L’intervista. Elena Fattori ‘denuncia’ i 5 Stelle: “Vittima di mobbing parlamentare”

La senatrice pentastellata dissidente: “Deriva autoritaria e di destra, spero in un ravvedimento”

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 07-11-2018 Roma Politica Senato - Voto finale su dl Sicurezza Nella foto Elena Fattori Photo Roberto Monaldo / LaPresse 07-11-2018 Rome (Italy) Senate - Law decree on Security In the photo Elena Fattori

Il governo del cambiamento Lega-M5S qualcosa l’ha cambiata davvero: la natura del Movimento 5 Stelle, per il resto si ‘accettano miracoli’. L’accentramento del potere decisionale in mano ad un solo uomo, Luigi Di Maio, capo politico dei pentastellati, è stato il primo passo verso il mutamento in partito politico tradizionale, con tutto ciò che ne consegue.

A parlarne con Cronache è la senatrice Elena Fattori, considerata dissidente per aver espresso le proprie posizioni in dissenso con il leader grillino.

Onorevole, pensa sempre che il Movimento si stia spostando a destra o le ultime posizioni espresse da Di Maio, ad esempio contro la castrazione chimica e contro la libera circolazione di armi in merito alla legittima difesa, le hanno fatto cambiare idea? 

Assolutamente no. Mi auguro ci sia un ravvedimento perché il Movimento non era una forza di destra, anzi era una forza molto attenta ai diritti umani e civili. A parte questo il problema grosso, ed è per questo che parlo di deriva a destra, è la verticalizzazione del Movimento per cui esiste un capo politico che interferisce con i poteri del Parlamento, essendo lui stesso ministro e vicepremier, e che si è arrogato il diritto di scegliere i capogruppo alla Camera e al Senato e addirittura, eventualmente, di revocare i presidenti di commissione. In questo c’è la deriva autoritaria che rimane, al di là delle posizioni espresse di Di Maio. A conferma di quanto dico c’è stata anche la pubblicazione dell’atto associativo, di cui eravamo completamente all’oscuro, che rende il Movimento una diarchia Casaleggio-Di Maio. Lo stesso Casaleggio che aveva sempre detto di non avere nessun ruolo nel Movimento 5 Stelle.

Nessuna decisione collegiale quindi, ma perché, secondo lei, a denunciare questo cambio di rotta siete ancora in pochi? 

Perché quello che abbiamo subito noi è sotto gli occhi di tutti, a parte l’espulsione di Gregorio De Falco, la gogna mediatica a cui siamo state sottoposte io e Paola Nugnes, ha dissuaso molti ad alzare la testa. Ricordo che noi siamo stati deferiti ai probiviri solo per essere uscite dall’aula durante una votazione. Ma lo stesso non è accaduto per molti altri che non hanno votato la fiducia dichiarandolo. Noi siamo state sottoposte a pressioni anche da parte dei sottosegretari che sono andati in giro a dichiarare, urbi et orbi, che lo facevamo per soldi. C’è stata una coercizione che in se racchiude l’idea del puniamone due per mandare un messaggio agli altri. 

Sembra di capire che esiste il mobbing parlamentare? 

Sì, lo dico sempre che stiamo subendo mobbing anche negli atti e nelle cose che dobbiamo fare. I colleghi fanno fatica a firmare gli atti che vengono da noi. Mobbing parlamentare si. 

Lega e Movimento 5 Stelle continuano a non trovarsi d’accordo su molti punti. Partendo da posizioni opposte e mediando in continuazione si fa il bene del Paese o quello del governo che, in questo modo, resta in vita? 

In realtà non c’è una grossa mediazione perché Salvini ha le sue politiche che porta avanti, come legittima difesa, decreto sicurezza e migranti, e le segue senza alcuna mediazione, mentre il Movimento ha altre cose. Si tratta più di una suddivisione politica che di una mediazione. Sicuramente serve a tenere in piedi il governo, com’è giusto che sia perché gli italiani questo hanno voluto. Ma tutto ciò andava fatto tenendo conto della democrazia, dello stato di diritto che prevede la divisione dei poteri altrimenti rimaniamo nella autoritarismo del Re sole. 

Che idea si è fatta della crescita della Lega al Sud ai danni del Movimento? 

Quello che succede al Sud l’ho denunciato più di una volta ed è che tutta la destra storica sta semplicemente cambiando le insegne mettendo quelle della Lega. Tutta la vecchia politica del Sud con le sue logiche clientelari, con tutti i suoi referenti più o meno presentabili, sta semplicemente cambiando bandiera. La Lega non sta conquistando il Sud ma prendendo l’eredità di Berlusconi. 

Ieri le prime votazioni su Rousseau per la scelta dei candidati alle Europee. Ma al di là dei nomi, quale sarà il programma del Movimento per cambiare l’Ue? 

Che io sappia, mentre per le nazionali facemmo un lungo processo che ci portò al programma, poi completamente disatteso, sulle Europee non si sta facendo niente forse per essere pronti a fare qualunque cosa. 

Negli ultimi tempi la strada imboccata è diversa da quella prevista, cosa vuole fare il Movimento da grande? In che modo? 

Il Movimento dovrebbe scrivere una sua Costituzione dei principi, riorganizzare significa solo portare il potere della diatria sui territori. Invece deve esserci una Costituzione con dei principi: rispetto dello stato di diritto della divisione dei poteri e uguaglianza di genere. Altrimenti il Movimento diventa un partito come gli altri che potrà prendere seggi, consiglieri e anche conquistare qualche Regione ma non rappresentare il cambiamento che doveva essere. 

Medioevo in Parlamento, da cosa nasce il suo libro?

Medioevo in Parlamento è un libro pubblicato per Rizzoli in cui racconto la storia dell’ultima legislatura dove sono state dette parole e fatti atti riguardo a questioni etiche e scientifiche molto gravi. Racconto come sono avvenuti e perché la politica mediamente non riesce a dialogare con la scienza. Il libro riguarda la XVII legislatura e anche un po’ la storia del Movimento in quella legislatura.

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