L’uragano Michael colpisce la Florida: ‘Potenzialmente catastrofico’

Foto Alex Edelman/ AFP

Panama City (Florida, Usa)– L’uragano Michael ha colpito la Florida. Alle 13.30 ora locale, le 19.30 in Italia, la tempesta classificata come categoria 4, cioè a un passo dall’ultimo gradino della scala degli uragani, ha toccato terra a nordovest della città di Mexico Beach, sul Golfo del Messico.

Aggiornando il presidente Usa Donald Trump alla Casa Bianca, il numero uno dell’agenzia per la gestione delle emergenze Fema, Brock Long, ha riferito che si tratta dell’uragano più forte a colpire la zona dal 1851.

“Potenzialmente catastrofico” soprattutto lungo le coste

Lo ha definito il Centro nazionale per gli uragani (Nhc), sottolineando che Michael, con venti che spirano a 250 chilometri all’ora, “continua a intensificarsi”. Con le forti piogge e venti sono attese inondazioni.

Michael dovrebbe indebolirsi attraversando il sudest degli Stati Uniti da ora a giovedì, per poi allontanarsi in direzione dell’Atlantico venerdì.

Migliaia le persone evacuate

Il governatore della Florida, Rick Scott, si è detto molto “preoccupato” per chi ha deciso di non andare via, precisando comunque che ormai è troppo tardi per farlo. Circa 375mila persone, nelle oltre 20 contee della Florida, avevano ricevuto l’ordine o l’invito a lasciare le proprie case.

Donald Trump si recherà in visita nelle zone interessate dall’uragano

Il presidente Trump ha approvato lo stato d’emergenza per 35 contee della Florida, meccanismo che consente di sbloccare fondi supplementari e federali.

Lo stato d’emergenza è stato dichiarato anche in Alabama e Georgia, dove è atteso il passaggio di Michael. Mentre è in allerta anche il North Carolina, già toccato a metà settembre dall’uragano Florence.

Tallahassee, la capitale della Florida, è diventata una città fantasma

La situazione è “apocalittica e strana”, con la maggior parte dei negozi chiusa, racconta una residente Caitlin Staniec, 28 anni. A Panama City invece, piccola città costiera della Florida, gli abitanti sono corsi nei centri di accoglienza (ne sono stati aperti 54), mentre altri hanno barricato le loro case con sacchi di sabbia.

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