M5S, porte sbarrate all’ipotesi ‘lista Conte’

Dopo le batoste elettorali in Abruzzo e Sardegna, l'allarme rosso è aumentato di intensità per i 5 Stelle

Foto Palazzo Chigi/Filippo Attili/LaPresse in foto Giuseppe Conte

MILANO – Serve un piano al M5S per rimettersi in carreggiata. E serve subito. Ma a quanto pare non prevede di spendere il nome del presidente del Consiglio. Una nota di poche righe, filtrate dalle alte sfere della comunicazione pentastellata, cancella ogni possibilità.

Di Maio boccia l’ipotesi della lista Conte

“La notizia di una ipotetica ‘lista Conte’, come riportato su ‘Repubblica’, è destituita di ogni fondamento. Sia nel presente che nel futuro”. Dunque, Luigi Di Maio ha in mente altro per la sua forza politica, uscita fuori dai binari dopo la corsa di questi primi dieci mesi di governo con la Lega, ma soprattutto in funzione del danno di immagine che inevitabilmente sta subendo dall’arresto di Marcello De Vito per corruzione e dai particolari che emergono dall’inchiesta sul nuovo stadio della Roma.

Il difficile rilancio del M5S

Dopo le batoste elettorali rimediate alle regionali in Abruzzo e Sardegna, l’allarme rosso è aumentato di intensità. Lo scudo sotto cui il Movimento si è sempre riparato (“Siamo sempre andati male alle amministrative”) non funziona più. Ormai è al governo del Paese, come azionista di maggioranza relativa, e non può permettersi il lusso di indebolirsi sui territori, peraltro lasciando praterie ampissime ai ‘soci’ della Lega, che invece non sbagliano più un colpo e diventano ogni giorno che passa sempre più forti.

Le scelte del vicepremier per rilanciare il Movimento

Il capo politico pentastellato ha avviato il dibattito con gli iscritti per superare il limite dei due mandati, ‘sperimentando’ la novità sui consiglieri comunali. Poi ha aperto agli apparentamenti con liste civiche locali, purché realmente attive e non raccoglitori di voti per questo o quel capobastone locale. Infine, ha deciso di condividere il peso della gestione con referenti regionali e comunali, ai quali affidare un pezzo di responsabilità nelle decisioni, ma anche il fardello di prendersi le colpe di eventuali nuovi fallimenti. Il dubbio è che questi accorgimenti potrebbero non essere sufficienti.

La carta ‘Conte’

Così a qualcuno è venuto in mente di sfruttare il grado di fiducia che gli italiani ripongono in Giuseppe Conte, per provare a portare acqua al mulino Cinquestelle, pescando nel bacino dei delusi. Che non sono pochi, stando ai sondaggi. Magari – è questo, più o meno, il ragionamento che è stato fatto al leader -, porre il premier a lato del progetto pentastellato, sapendo che il capo del governo, poi, questi consensi li porterebbe alla ‘casa madre’, potrebbe essere la soluzione per tamponare l’emorragia di voti che registrano gli istituti demoscopici.

Una scelta che rischia di confondere gli elettori

L’idea, però, non piace. Non perché Di Maio non si fidi di Conte, ma perché il rischio di confondere le idee agli elettori è maggiore del beneficio. Del resto, finora la forza del M5S è sempre stata quella di presentarsi con un blocco unico, senza apparentamenti e con il proprio credo. Mettergli affianco un’altra lista – peraltro personale e personalizzata -, potrebbe trasformarsi in un boomerang. Che succederebbe se prendessero entrambi pochi voti? Un’eventualità che Di Maio non può e non vuole nemmeno prendere in considerazione.

(LaPresse/di Dario Borriello)

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