Brexit, la May ottiene il rinvio: l’ultima chance per far votare l’accordo

Da Bruxelles la premier britannica è tornata con due nuove scadenze

MILANO – Una volta ottenuto il sì dell’Ue al rinvio della Brexit, Theresa May è tornata a Londra e lancia gli sforzi per strappare un via libera del Parlamento al suo accordo. Che al momento sembra tuttavia improbabile.

Brexit, l’Ue concede il rinvio

La strada appare tutta in salita. L’intesa notturna raggiunta con i 27 nel summit di Bruxelles scontenta i Brexiteers e May dovrà provare a convincere ad appoggiarla quegli stessi deputati che nel suo discorso di mercoledì sera ha descritto come contrapposti al “popolo”. Addossando sulle bocciature di Westminster al suo piano (il 15 gennaio e il 12 marzo) la responsabilità dello stallo sulla Brexit.

Tensioni in Regno Unito

Downing Street, secondo alcune fonti, sarebbe “nel panico”, per cui l’ipotesi che si profila è che, nel caso di una terza bocciatura dell’accordo a Westminster, May apra a una serie di “voti indicativi” del Parlamento che rivelino il livello di sostegno dell’aula per varie opzioni. Stando a Sky News si potrebbe votare su sette opzioni. L’accordo di uscita di May, la revoca dell’articolo 50, un secondo referendum sulla Brexit, l’accordo di May più una unione doganale, l’accordo di May più un’unione doganale e l’accesso al mercato unico, un accordo standard di libero scambio oppure una Brexit con no deal.

Due nuove scadenze per la premier May

Da Bruxelles la premier britannica è tornata con due nuove scadenze. L’Ue ha detto sì a rinviare la data di divorzio inizialmente prevista per il 29 marzo e ha stabilito quanto segue: se Westminster approverà il piano May la prossima settimana, il divorzio avverrà il 22 maggio (data scelta per dare il tempo di approvare le leggi necessarie all’uscita). Se invece l’accordo sarà nuovamente bocciato dall’aula, entro il 12 aprile Londra dovrà proporre una via da seguire, stabilendo in particolare se intenda o meno partecipare alle elezioni europee in programma fra il 23 e il 26 maggio. Caso in cui sarà necessario chiedere un ulteriore rinvio.

Lo scopo è scongiurare il no deal

Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, lo ha ribadito anche al termine del summit Ue: “Fino al 12 aprile tutto è possibile”. Le ipotesi aperte secondo Tusk sono quattro: un accordo, un no deal, un’estensione lunga o la revoca dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona. “Il destino della Brexit è nelle mani dei nostri amici britannici” e “noi siamo pronti al peggio ma speriamo per il meglio”, ha affermato il polacco.

Le reazioni dell’Europa, dalla Merkel a Macron

Angela Merkel ha chiarito che, se il Parlamento britannico boccerà l’accordo, un nuovo summit Ue insieme a May si terrà prima del 12 aprile per discutere sul da farsi. A Londra la situazione per l’inquilina di Downing Street è difficile.

La data del terzo voto sull’accordo alla Camera dei Comuni non è stata ancora fissata, ma il rischio di una nuova bocciatura è concreto, tanto più dopo che il partito unionista nordirlandese Dup, fondamentale per la maggioranza parlamentare di May, ha accusato la premier di “fallimento” al vertice Ue. Secondo fonti ben informate, Emmanuel Macron ha detto nell’ambito del summit Ue che ritiene che May abbia solo il 5% di chance di ottenere l’ok del Parlamento al suo accordo (mentre pare che prima di ascoltare il resoconto di May le avesse dato una possibilità del 10%). E Donald Tusk avrebbe risposto che Macron è “molto ottimista”.

La May dovrà convincere il presidente della Camera dei Comuni

Prima ancora di convincere i parlamentari ad appoggiare un testo che hanno già bocciato due volte, May dovrà convincere il presidente della Camera dei Comuni John Bercow, il quale lunedì ha stabilito che, in virtù di una convenzione parlamentare del 1604, la premier non può riportare il suo testo in aula per un terzo voto senza “sostanziali cambiamenti”. Secondo alcuni analisti, tuttavia, le ultime decisioni dell’Ue potrebbero essere considerate degli elementi nuovi, permettendo così il voto.

Anti-Brexit, boom di firme per la petizione

Intanto a due giorni dal lancio ha superato tre milioni di firme la petizione che chiede a May di revocare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, revoca che implicherebbe l’annullamento della Brexit e la permanenza di Londra nell’Ue. Tra i firmatari ci sono anche star come l’attore Hugh Grant e la cantante Annie Lennox degli Eurythmics. May ha sempre rifiutato l’ipotesi di annullare la Brexit, ritenendo che il suo dovere sia quello di portare a compimento la decisione presa dai cittadini britannici nel referendum del 23 giugno 2016.

(LaPresse)

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