M5S, trincee restano coperte in attesa sfida Di Maio-Conte. Spadafora: “No scissioni”

Foto Matteo Piras / LaPresse In foto Vincenzo Spadafora

ROMA – Nessuno ha abbandonato le rispettive trincee. Nel Movimento 5 Stelle tutti aspettano il confronto tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte e non c’è verso di abbassare le ‘armi’ e aprire un canale di dialogo. Nel corpaccione pentastellato il faccia a faccia sembra inevitabile al punto in cui sono le cose, infatti circolano con insistenza i rumors su una probabile un’assemblea congiunta, da convocare la prossima settimana, magari aperta agli iscritti, anche se i dettagli e le modalità restano top secret. O forse, ancora tutti da studiare, in punta di Statuto.

Lo scontro che si è acceso nel Movimento, però, sta portando a galla diversi problemi organizzativi. Per dirla con le parole dell’ex ministro, Vincenzo Spadafora, c’è un tema di leadership. Ovvero “Conte è arrivato ad agosto, sono passati diversi mesi” ma “siamo ancora in una fase di gestazione” del progetto lanciato dall’ex premier.

Spadafora, che ha una visione politica molto vicina a quella di Di Maio, assicura comunque che “non ci sono scissioni” in vista. Concetto esplicitato chiaramente dal ministro degli Esteri nella lettera con cui ha rassegnato le dimissioni dal Comitato di garanzia: “Il M5S è la mia casa”. Ma a volte repetita iuvant.

A poco alla volta, poi, sta crescendo la schiera di eletti che esorta ad organizzare presto e in maniera approfondita questo confronto interno, a patto che sia un’analisi a tutto tondo delle cose che non vanno nel nuovo corso, “che coinvolga davvero tutti, e non solo i fedelissimi”, chiede la portavoce campana, Valeria Ciarambino. “Noi consiglieri regionali, ad esempio, non siamo mai stati coinvolti né ascoltati da quando Conte è il nostro leader”.

L’ex premier, per ora, rimane sulle posizioni già espresse pubblicamente. Dunque, vuole chiedere conto dei “gravi comportamenti” del suo predecessore nelle trattative per l’elezione del capo dello Stato. In particolare sull’affaire Belloni, la direttrice del Dis candidata per una notte al Colle. “Non è stato certo Luigi Di Maio a creare problemi”, dice apertamente Spadafora, ai microfoni di ‘Mezz’ora in più’ (Rai3).

“Basta guardare la successione degli eventi – spiega -. Salvini il venerdì sera dice che l’indomani stiamo per avere una presidente donna, lì io ho visto un po’ una rincorsa di Conte a voler mettere il cappello su questa ipotesi, quindi interviene poco dopo dicendo più o meno la stessa cosa. Dopodiché si intuisce che questo nome potrebbe essere quello della direttrice del Dis, ma da quel momento una raffica di no da Renzi, da una parte di Pd, una parte di FI e Di Maio allora dice ‘peccato, forse ci stiamo bruciando un nome che poteva essere quello giusto'”.

Nel frattempo anche il fronte vicino a Conte prende le misure della sfida. “La dialettica interna c’è stata e ci sarà. Ma non capisco la critica, avendo Di Maio partecipato alla cabina di regia sul Colle con le proprie idee. Non riesco a comprendere la natura dei suoi rilievi, visto che l’unico leader che ha ottenuto l’obiettivo è stato Conte”, risponde a distanza Stefano Patuanelli, in un’intervista al ‘Fatto quotidiano’.

Il ministro delle Politiche agricole e capodelegazione pentastellato al governo ritiene le dimissioni dell’ormai ex presidente del Comitato di garanzia “un atto giusto e obbligato”, ricordando anche lui che “le correnti sono vietate dallo Statuto”, quindi “una guerra così non può esistere”.

Per Patuanelli “la linea di Conte è quella del M5S”. Ora tocca alle truppe del Movimento capire se davvero stanno così le cose, magari davanti agli occhi di Beppe Grillo, come sempre è accaduto quando le situazioni si sono fatte esplosive in casa Cinquestelle.(LaPresse)

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