Blitz contro il clan Laudani, 19 arresti a Catania

Si tratta di capi e affiliati al clan Laudani

Foto LaPresse - Andrea Campanelli

CATANIA – Maxi blitz dei carabinieri questa mattina in città e in provincia. I militari dell’Arma del comando provinciale di Catania hanno infatti dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 19 persone.

L’operazione contro il clan Laudani

Tutti, secondo l’intelligence delle forze dell’ordine avrebbero ricoperto un ruolo fondamentale nell’organizzazione mafiosa siciliana. Si tratterebbe infatti di capi oltre che di affiliati del gruppo di Paternò del clan mafioso Laudani. I carabinieri hanno ritenuto le persone arrestate responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, traffico e spaccio di stupefacenti, rapina, oltre che di porto e detenzione di armi. Il blitz di stamattina ha rappresentato l’atto conclusivo di indagini delicate e complesse condotte dal nucleo investigativo del reparto operativo coordinate dalla Dda della procura.

Un’attività di analisi e verifica dell’operato dei clan in questione che ha consentito anche di ricostruire l’organigramma dell’organizzazione. Il gruppo, infatti, avrebbe agito in alcuni casi in totale autonomia anche nei confronti di Cosa Nostra catanese, anche se con quest’ultima si sono verificate alcune alleanze. Il riferimento è la partecipazione concreta del clan ad alcune delle note e sanguinose faide degli anni ottanta e novanta. Lotte che hanno testimoniato la presenza di legami ben strutturati anche con la ‘ndrangheta reggina.

Gli ordini esecutivi impartiti dal carcere

Un particolare determinante e sul quale è necessario riflettere è poi emerso dalle indagini condotte dai militari dell’Arma. Secondo le ricostruzioni effettuate anche grazie all’ausilio di intercettazioni ambientali, è stato appurato che il responsabile del gruppo continuava a comandare nonostante fosse in carcere. Il tutto avveniva infatti durante i colloqui prestabiliti nella casa circondariale con la moglie la quale, all’esterno, avrebbe poi dato esecuzione a quegli ordini ricevuti. In questo senso fondamentale anche il ruolo del suocero oltre che del nipote di un altro detenuto che lo stesso reggente avrebbe considerato un suo fedelissimo e quindi in ‘regola’ per ricevere le sue direttive.

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