Mafia, Caselli: “La certezza di pena si può avere solo accelerando i processi”

L'intervista del magistrato

Il magistrato Giancarlo Caselli (Foto LaPresse - Mourad Balti Touati)

MILANO – Il magistrato Giancarlo Caselli è intervenuto ai microfoni della trasmissione ‘L’Italia s’è desta’, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano. “Certezza della pena significa regolare, rapido funzionamento del sistema giudiziario, altrimenti è una parola vuota – ha affermato Caselli-. Se le sentenze arrivano dopo anni e anni, c’è un funzionamento generale del sistema e una fascia dell’azione di legge che esce dai radar e la certezza della pena sfuma. Allora dobbiamo chiederci come far funzionare la giustizia. Io sento che c’è un dibattito in corso nell’attuale maggioranza. Che avrebbe trovato un accordo per la riduzione dei tempi dei processi civili e penali”.

“I tempi sarebbero ridotti a 4 anni. Sono numeri spero non buttati a casaccio, sono numeri fin troppo impegnativi. Per riuscirci bisognerebbe fare una rivoluzione e non la vedo all’orizzonte. Io ho una mia ricetta, che non piace a molti, soprattutto agli avvocati: l’abolizione del grado di appello. Fra tutti i Paesi democratici occidentali con sistema accusatorio, l’Italia è l’unico Paese che ha più gradi di giudizio. Gli altri Paesi hanno solo un primo grado e poi una Corte suprema. Allinearsi a questo sistema sarebbe un progresso”.

“I magistrati che oggi fanno l’appello potrebbero concentrarsi sull’arretrato, che in due-tre anni sparirebbe. Poi potrebbero essere riversati sul giudizio di primo grado che in questo modo avrebbe una straordinaria accelerazione. Diminuirebbero le garanzie? – ha domandato -. Ma la vera garanzia sta in un processo breve, che possa puntare ad una giustizia certa, non in un processo come quello che abbiamo oggi che è un percorso a ostacoli”.

“Chi si può permettere difese costose punta all’impunità arrivando alla prescrizione. Così arretrano le garanzie verso il basso, quelle applicate ai soggetti più deboli. Noi abbiamo due codici: uno per i cosiddetti galantuomini, quelli perbene a prescindere, e l’altro codice per i cittadini comuni. Nel primo caso il processo serve a misurare l’attesa della prescrizione, nel secondo caso la giustizia spesso segna irreversibilmente la vita e i corpi delle persone”.

(LaPresse)

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