Mafia, confiscato un patrimonio da 4,5 milioni a un imprenditore di Messina

Alla base del provvedimento una attività d’indagine economico patrimoniale condotta dalla DIA

Foto LaPresse - Claudio Furlan

MILANO – La D.I.A. di Messina, unitamente al Centro Operativo di Catania, ha confiscato il patrimonio nella disponibilità di Antonino Smiriglia, di Sant’Agata di Militello (Me). Si tratta di un noto imprenditore ritenuto vicino alla “famiglia mafiosa di Mistretta”. Il cui esponente di vertice era l’ormai deceduto Sebastiano Rampulla, “rappresentante di Cosa Nostra” per l’intera provincia di Messina e fratello di Pietro. Quest’ultimo condannato all’ergastolo dalla Corte di Assise d’Appello di Caltanissetta poiché ritenuto “l’artificiere” della strage di Capaci. E’ stata anche disposta l’applicazione della Sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza.

L’indagine ha portato al sequestro di 4,5 milioni

Alla base del provvedimento una attività d’indagine economico patrimoniale condotta dalla DIA di Messina. E che ha permesso, con l’avallo del locale Tribunale-Misure di Prevenzione, di dimostrare l’evidente incapienza dei redditi dichiarati dell’intero nucleo familiare del proposto, dal padre Salvatore e dei fratelli Angelo e Carlo, in raffronto a tutto il patrimonio accumulato nel tempo, nella disponibilità posseduto anche attraverso la costituzione di contesti societari creati ad hoc.

Nel mirino un noto imprenditore di Messina

Antonino Smiriglia, pur essendo destinatario, nel tempo, di svariate investigazioni giudiziarie di competenza di più distretti giudiziari – tra le quali omega, Scipione, Dionisio, Autostrada e montagna – non ha mai subito provvedimenti di condanna per reati associativi o connessi agli ambienti della criminalità organizzata. Ciò nonostante, gli atti d’indagine disvelano la sua figura quale imprenditore concretamente “legato” alla criminalità organizzata attiva prevalentemente nell’area Nebroidea e Barcellonese. Ed in particolare alla “famiglia di Mistretta” influente lungo la fascia costiera tirrenica.

I legami con la cosca mafiosa

In forza di tali legami affaristici avrebbe ottenuto, attraverso le sue imprese, commesse pubbliche i cui introiti, avrebbero, in parte, rimpinguato le tasche di ‘Cosa Nostra’. Il proposto è stato sempre vicino a contesti criminali associativi partecipando, anche direttamente, a summit mafiosi. Nell’operazione di polizia ‘Omega’, coordinata dalla D.D.A. di Messina, gli inquirenti hanno riscontrato le relazioni del proposto con Aquilia Mario. Indicato nell’indagine quale appartenente alla famiglia mafiosa barcellonese.

(LaPresse)

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