Mafia, Morra: “Dubbi sul pentimento di Brusca, è l’ora di ripensare le leggi”

L'intervento del presidente della commissione Antimafia

Nicola Morra (Foto Fabio Cimaglia / LaPresse)

MILANO – “Quando un mafioso collabora, si devono offrire dei vantaggi, altrimenti lo Stato non otterrebbe nulla. Ma questi vantaggi è bene che non siano assoluti”. Così il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra in un’intervista a La Stampa.

“Lo Stato deve capire che alcuni soggetti possono ripetere l’errore più di altri e, prudenzialmente, deve sottoporli a controlli più rigidi. Brusca esce dal carcere a 64 anni, a un età in cui può tornare a concorrere ad attività criminali mafiose”, aggiunge, “ho molti dubbi, sia sul fatto che abbia detto tutto, sia sulla sua effettiva conversione. I mafiosi si mostrano quasi sempre come detenuti modello, per lucrare i benefici che la legge gli concede. Brusca, ad esempio, ha ottenuto circa 80 permessi premio. Non si può negare che la legge sui collaboratori di giustizia abbia indotto molti mafiosi a sgretolare il muro di omertà e che abbia quindi portato significativi benefici, ma si dovrebbe ripensare l’attuale legislazione in materia di mafia”.

“Ho letto una dichiarazione di Matteo Salvini e mi sono chiesto come mai, quando era ministro dell’Interno, si sia sempre rifiutato di venire in commissione Antimafia. Avrebbe potuto aiutare, ma non l’ha fatto. Uno Stato serio ha coscienza della cronologia delle future scarcerazioni, le affronta in anticipo, senza soccombere all’animosità del momento. Ricordo, a tal proposito, che a breve verranno scarcerati anche i fratelli Graviano, entrambi con meno di 60 anni”, rimarca Morra.

“Andrebbero rivisti gli articoli 4-bis e 41-bis, mantenendo alcuni presidi e rafforzandoli. E poi si deve ampliare la specificità dei reati ascrivibili a una condotta mafiosa. Si deve entrare nel diritto societario e fallimentare, combattendo il riciclaggio, perché le mafie ormai sono delle holding. Così come il fenomeno dei prestanome: perché non si istituisce un’anagrafe dei patrimoni degli italiani? Si potrebbe, in questo modo, non solo arginare la proliferazione delle teste di legno, ma anche prevenire la concessione del reddito di cittadinanza a soggetti condannati per reati mafiosi”.

(LaPresse)

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