Manovra, Bonomi: “Portare il Paese fuori dalla crisi. Nodi su transizione, fisco, riforme”

La prossima manovra dovrà portare il Paese fuori dalla crisi. E' ampio il pensiero del presidente di Confindustria Carlo Bonomi sulla legge di Bilancio in via di definizione da parte del governo.

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

ROMA – La prossima manovra dovrà portare il Paese fuori dalla crisi. E’ ampio il pensiero del presidente di Confindustria Carlo Bonomi sulla legge di Bilancio in via di definizione da parte del governo. Tanti i nodi da sciogliere; anzi meglio, il ragionamento di Bonomi punta a non ingarbugliare i fili, provando a fissare alcuni paletti cercando di proseguire sul “sentiero di riduzione del debito”: misure e risorse per accompagnare la transizione ecologica che potrebbe pesare per 650 miliardi nei prossimi 10 anni, niente nuove tasse soprattutto se si chiamano ‘plastic’ e ‘sugar tax’, e riforme strutturali per irrobustire la crescita del Paese, dal fisco agli ammortizzatori sociali fino alle politiche attive del lavoro.

Il quadro delineato dal numero uno degli industriali è chiaro: “Quest’anno deve essere una manovra che nel rispetto del sentiero di riduzione del debito pubblico accompagni il Paese verso l’uscita dalla crisi economico-sociale” con una “selezione delle misure di sostegno ai processi di ammodernamento del sistema produttivo nell’ottica delle transizioni tecnologica e ambientale e della riqualificazione del capitale umano”. I costi della “transizione energetica per l’Italia” potrebbero infatti “superare i 650 miliardi nei prossimi 10 anni”. Ora, essendo questo “un aspetto cruciale” della lotta ai cambiamenti climatici, Bonomi mette in evidenza che “per quanto importanti siano i fondi che il Pnrr dedica alla transizione energetica sono solo il 6% del totale necessario; quasi il 94% lo devono investire le imprese” che si trovano in una posizione “difficile” se al contempo devono fronteggiare “gli spiazzamenti tecnologici”. Quello che Bonomi si aspetta è quindi un accompagnamento della transizione energetica con “strategie di politica industriale” dal momento che “parti fondamentali della nostra industria resterebbero altrimenti esposte a rischi di chiusura e delocalizzazione”. E di nuove tasse neanche a parlarne. Due in particolare entrano in questo speciale radar, la plastic e la sugar tax: “Non è questo il momento di creare altre difficoltà alle imprese”.

C’è poi la chiave per aprire la porta delle “riforme strutturali” che servono al Paese “per irrobustire in modo duraturo il potenziale di crescita del Paese”. A cominciare da quella del fisco: per la riforma bisogna ridurre l’imposizione su impresa e lavoro, tagliare quindi il cuneo fiscale, e pensare “non alla cancellazione nominale” dell’Irap ma a renderla più leggera “togliendo gran parte del costo del lavoro”. Poi due temi che molto hanno a che fare con la rigenerazione del capitale umano, proprio in questa fase di adeguamento ai principi della transizione, sia essa ecologica o digitale. Il primo: la riforma degli ammortizzatori sociali in direzione di “un ammortizzatore universale di natura assicurativa, non una mera integrazione al reddito pur necessario ma uno strumento di riqualificazione”; il principio che dovrebbe guidare tutto è che “nelle crisi di impresa, anche in quelle ordinarie, serve formazione e ricollocazione affinché le aziende possano assumere nuove competenze”. Il secondo è la riforma politiche attive del lavoro seguendo la formula ‘pubblico-privata’: la richiesta è che venga fatta “sulla base della pari dignità tra centri pubblici per l’impiego” e agenzie per il lavoro “private che sono molto più efficaci”.

Uno scenario che dovrebbe consentire di “dare all’Italia una possibilità, come è stato nel dopoguerra e nel periodo della costruzione monetaria europea. Per questo occorre andare avanti subito sulle riforme. Dobbiamo fare in modo che il tasso di crescita del Pil italiano dal 2022 in avanti sia solido e duraturo. Questa è la vera sfida per l’Italia – conclude Bonomi – occorre tornare a crescere a un ritmo annuo di almeno 1,5-2%. Per raggiungere questo obiettivo il Pnrr è un’occasione storica, da sfruttare al meglio. Da come sapremo attuare il Piano dipenderanno anche le nuove regole del Patto di stabilità che noi auspichiamo rinnovate perché altrimenti questa drammatica lezione del Covid sarà stata vana”.

di Tommaso Tetro

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