Migranti, barcone al largo della Libia: sos all’Italia

Rischiano la vita circa 150 persone

KHOMS – Un barcone con 150 persone si trova in difficoltà al largo delle coste della Libia. Lo rende noto su Twitter Alarm Phone servizio telefonico di supporto per le imbarcazioni che attraversano il mediterraneo. Secondo il tweet sull’imbarcazione partita da Khoms in Libia si troverebbero anche 50-60 donne, alcune incinte, e 30 bambini. Le autorità maltesi e italiane sarebbero state informate attorno a mezzogiorno. L’imbarcazione avrebbe il motore in panne.

Sul caso interviene Mediterranea Saving Humans, che chiede a Italia e Malta di intervenire. “In questo momento, solo grazie ad Alarm Phone che ha raccolto la loro richiesta di immediato soccorso, sappiamo che 150 persone, tra cui almeno 50 donne e 30 bambini, sono a bordo di una imbarcazione partita da Al Khoms. Il loro motore si è fermato, alcune di loro stanno male, ci sono donne incinte.  Aver svuotato il mare delle navi della società civile non significa in alcun modo avere fermato le partenze, come in mala fede continua ad essere ripetuto dal governo italiano, impegnato soltanto nella sua guerra contro chi salva le vite umane. Significa, invece, condannare a morte persone in fuga dall’inferno libico ed eliminare testimoni dei naufragi”, scrive in un comunicato la piattaforma delle associazioni italiane che con Nave Mare Jonio si alterna nel Mediterraneo con Sea Watch e Open Arms.

“Chiediamo l’immediato intervento degli assetti della Marina militare e della Guardia costiera italiane e maltesi – prosegue la nota di Mediterranea – Chiediamo che venga diramato l’SOS ad ogni nave presente nell’area, senza che questo significhi in alcun modo, come avvenuto nel recente passato, ordinare ai cargo commerciali di riportare le persone soccorse in Libia. Ricordiamo che ciò configura una gravissima violazione di tutte le Convenzioni internazionali sui diritti umani e del diritto del mare.”

“Ricordiamo infine il terribile naufragio del 18 gennaio scorso su cui pesa un’inchiesta già avviata. Ci sono esseri umani che rischiano la vita in queste ore. Nessuno può dire di non sapere – conclude Mediterranea- e le responsabilità ricadrebbero su tutti i governi che non approntassero ogni mezzo per salvarle”.

(LA PRESSE)

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