Migranti, fermati nelle acque della Calabria 8 trafficanti

La guardia di finanza ha fermato 8 scafisti nel corso di una articolata operazione svolta nelle acque joniche della Calabria

Foto Ufficio Stampa Marina Militare/LaPresse

REGGIO CALABRIA – La guardia di finanza ha fermato 8 scafisti nel corso di una articolata operazione svolta nelle acque joniche della Calabria. Nella mattinata del 3 giugno un velivolo militare ha individuato un peschereccio sospetto, diretto alla volta delle coste italiane. L’imbarcazione, presumibilmente partita dalle coste libiche, aveva a rimorchio un battello più piccolo, e, giunta a 80 miglia dalla costa calabrese, si è fermata e da questa sono trasbordati sul natante rimorchiato quelli che poi si sono rivelati essere 37 migranti (di cui 35 minori), indirizzati dai trafficanti alla volta della costa calabrese. Il peschereccio ha quindi invertito la rotta con l’intento di sfuggire a eventuali controlli e realizzare così ulteriori crociere. Tre unità del reparto operativo aeronavale della guardia di finanza hanno intercettato il natante diretto verso le coste fra Roccella Jonica e Siderno, mentre altre due si sono dirette all’inseguimento del peschereccio in fuga. Con l’ausilio di un elicottero del Roan di Vibo Valentia, é stato possibile intercettarlo consentendo il fermo in acque internazionali.

Alle 21.30 dello stesso giorno i migranti, ormai in acque italiane, sono stati bloccati e recuperati dai militari che li hanno condotti a Roccella Jonica per gli accertamenti.

Più a sud in alto mare le unità navali della Guardia di Finanza hanno stretto progressivamente le distanze e, a mezzanotte hanno fermato e abbordato il peschereccio, privo di nominativo e bandiera, dove sono stati trovati a bordo 8 uomini di equipaggio di provenienza nordafricana.

L’unità, in grado di navigare autonomamente, è stata scortata dai finanzieri alla volta del porto di Roccella Jonica dove è giunta nella tarda serata del 4, dove hanno avuto luogo le operazioni di polizia finalizzate a mettere a disposizione dell’autorità giudiziaria i membri dell’equipaggio e il mezzo stesso, così da sanzionare i responsabili e ricostruire il traffico.

I trafficanti agendo da nave madre in acque internazionali avevano cercato di ridurre o eliminare il rischio di essere intercettati. Gli accordi internazionali e la prassi operativa perfezionata negli anni, però, consentono in casi come questo, in cui vi sia un collegamento fra una condotta dannosa per lo Stato che la subisce, quale l’introduzione di migranti nel territorio, e l’imbarcazione utilizzata, di fare un’eccezione alla regola generale della libertà di navigazione in acque internazionali, permettendo di estendere i propri poteri di polizia nei confronti dei responsabili, come se si trovassero sul territorio italiano.

I membri dell’equipaggio del peschereccio rischiano quindi ora di essere sottoposti alle stesse conseguenze patite precedentemente dai facilitatori trovati a bordo delle numerose imbarcazioni intercettate dalle Fiamme Gialle in questi anni che, riconosciuti colpevoli di traffico di migranti, sono stati sottoposti, nei casi più gravi a pene detentive comprese fra i cinque e i quindici anni di carcere.

(LaPresse)

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