Morte di Nicky Hayden, la famiglia chiede un maxi risarcimento all’automobilista che l’ha investito

La famiglia del pilota americano pretende sei milioni di euro

© Simone Rosa/Lapresse 19-07-2008 Laguna Seca (California) Motogp - moto nella foto: Nicky Hayden - Repsol Honda © Simone Rosa/Lapresse 19-07-2008 Laguna Seca (California) Motogp - motorbike in the picture: Nicky Hayden - Repsol Honda

RIMINI –  Ad un anno dalla morte di Nicky Hayden, la famiglia ha chiesto un maxi risarcimento all’automobilista che lo ha investito. La lettera dei congiunti del pilota americano, campione del mondo in Moto Gp nel 2006, è stata spedita dagli avvocati al 31enne di Morciano di Romagna (paesino in provincia di Rimini), ritenuto in concorso responsabile dell’incidente. Si tratta dell’importo massimo previsto dalla legge per i danni a persone provocate a incidenti stradali.

L’incidente nel maggio del 2017

Nel maggio del 2017, in un mercoledì come tanti, Hayden era uscito in sella alla sua bicicletta. Fu travolto da un automobilista all’incrocio tra via Tavoleto e via Ca’ Raffaelli. L’impatto fu violento: Kentucky kid, così era soprannominato nel mondo delle corse, fu trasportato d’urgenza all’ospedale Bufalini di Cesana. Morì pochi giorni dopo, il 22 maggio, a 35 anni.

Una lunga carriera in Moto Gp coronata con il titolo nel 2006, all’ultima gara, dopo uno sfortunato incidente alla prima curva per il rivale Valentino Rossi. Ha corso per anni con la Honda, per poi passare alla Ducati. Era passato in Superbike dove ha gareggiato fino alla tragedia.

Il 31enne è a processo per omicidio stradale

La famiglia di Hayden pretende 6 milioni, l’importo massimo previsto dalla legge in questi casi. A giugno il gip aveva ottenuto il processo per il 31enne di Morciano: l’accusa è di omicidio stradale. Secondo la Procura ci sarebbe stato un concorso di colpa: l’automobilista viaggiava a 72,8 chilometri orari, oltre il limite di velocità che in quella zona era a 50. Hayden, stando agli investigatori, si sarebbe però immesso in quella strada senza fermarsi allo stop. Ora starà all’autorità giudiziaria stabilire con esattezza le responsabilità e analizzare anche la richiesta della famiglia del pilota.

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