Napoli, la mamma di Giogiò Cutolo contro il garante dei detenuti Ciambriello: “Da lui nemmeno una telefonata”

Bufera al premio per Giovanbattista Cutolo. La madre di Giogiò delusa dal Garante dei detenuti: “In dieci mesi non mi ha fatto una telefonata. E’ grazie al garantismo che oggi mio figlio è in un barattolo”

E’ assurdo che la battaglia di Daniela Di Maggio, a cui la violenza cieca di un babycriminale ha strappato un figlio, non venga sostenuta senza se e senza ma. E invece la delusione è dietro l’angolo, specie quando arriva dai cosiddetti ‘rappresentanti delle istituzioni’. “Farò guerra ai buonisti e garantisti, che proteggono la libertà dei criminali”. Il messaggio è per Samuele Ciambriello, Garante regionale dei detenuti. Entrambi erano presenti ieri mattina, come si vede dalla foto al centro, al convegno dal tema “Ragazzi che sparano – viaggio nella devianza grave minorile’’ che si è tenuto presso il chiostro di Santa Sofia a Benevento, nell’ambito del quale è stato consegnato il premio Bacalov alla memoria del giovane musicista e compositore ucciso la scorsa estate a Napoli, nell’ambito della rassegna su Troisi “Il mio amico Massimo”.

E’ un giovane avvocato donna a prendere la parola: “I ragazzi vanno riabilitati. Mi dispiace, non siamo d’accordo alla punizione a tutti i costi”. Daniela Di Maggio non sta nei panni: “Ma si rende conto, che si sta rivolgendo alla madre di un ragazzo barbaramente ucciso? Se l’assassino fosse stato in galera in quel momento, mio figlio oggi sarebbe ancora vivo”. Per l’omicidio, un 17enne è stato condannato in primo grado a vent’anni di reclusione. “Io da dieci mesi mi sto spendendo proprio contro questo garantismo, che permette a tanti baby criminali di lasciare il carcere, o scontare pene alternative. Quale recupero avremo, se non scontano fino all’ultimo giorno?”.

E ancora: “Sono andata dal presidente del consiglio Giorgia Meloni, sono stata accolta da politici di destra e sinistra. E’ stata approvata una legge, per inasprire le pene ai minorenni, che commettono reati gravi. Dovreste tutti battervi insieme a me”. Poi si volta verso il garante dei detenuti per la Campania: “Lei non mi ha fatto una telefonata. Dopo dieci mesi ancora la attendo. Mi hanno chiamato tutti. Non lei. Perché?”. E il garante: “Senta signora, lei sta sbagliando, sapendo di sbagliare”. Ma la madre di Giogiò si riprende la parola: “Tutti ad aiutare il killer di mio figlio in carcere. Perché lui deve essere riabilitato e mio figlio è in un barattolo?”.

Secondo Daniela Di Maggio “c’è poca empatia verso una mamma che ha perso suo figlio. Nessuno pensa più alle vittime e ai familiari. Giogiò non ritorna, ma con questa narrazione eccessivamente garantista non si tutelano neanche i figli degli altri. Io capisco che in molti mandano i figli a studiare all’estero, mentre un ragazzo perbene come Giogiò è stato ucciso a casa sua, a Napoli. Ed è proprio questo garantismo ideologico – ha concluso mamma Daniela – che ha rovinato l’Italia ed ha ucciso Giogiò. Il suo assassino era libero, nonostante avesse già commesso un tentato omicidio“.

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