Papa Francesco a Napoli: “Città dell’accoglienza, i popoli del Mediterraneo rifiutino le chiusure”

Per questo, gli studenti di teologia dovrebbero essere educati al dialogo con l'Ebraismo e con l'Islam per comprendere le radici comuni e le differenze delle nostre identità religiose

Foto Filippo Monteforte / AFP in foto Papa Francesco

MILANO – Una ‘teologia dell’accoglienza’ e del dialogo, che sia con le altre religioni, con le istituzioni e cultura laica. Ma anche una ‘teologia in rete’, interdisciplinare e trans-disciplinare, inserita “nel contesto del Mediterraneo, in solidarietà con tutti i naufraghi della storia”. È forte il messaggio di Papa Francesco in occasione dell’incontro promosso dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale sul tema ‘La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo’. Da Napoli Bergoglio sceglie parole non casuali, lanciando un monito ai popoli del Mediterraneo perché rifiutino “ogni tentazione di riconquista e di chiusura identitaria”.

Il messaggio di papa Francesco

Il Pontefice pronuncia una ‘lectio’ parlando da una città “avamposto del Mediterraneo”, “esempio e laboratorio speciale” del dialogo e misericordia. Perché Napoli non è solo violenza, “ma conserva tante tradizioni e tanti esempi di santità – oltre a un capolavoro di Caravaggio sulle opere di misericordia e la testimonianza del santo medico Giuseppe Moscati”. Così il Papa, da queste rive “molto vicine a dove Paolo sbarcò”, ricorda “il naufragio al centro del Mediterraneo” dell’Apostolo. E lancia l’affondo: “Ora che il cristianesimo occidentale ha imparato da molti errori e criticità del passato, può ritornare alle sue fonti sperando di poter testimoniare la Buona Notizia ai popoli dell’oriente e dell’occidente, del nord e del sud”.

Il ruolo della Chiesa

La teologia “può aiutare la Chiesa e la società civile a riprendere la strada in compagnia di tanti naufraghi. Incoraggiando le popolazioni del Mediterraneo a rifiutare ogni tentazione di riconquista e di chiusura identitaria”. I teologi, secondo Bergoglio, devono essere uomini e donne di compassione. Ricordando la “dolorosa storia” di “atteggiamenti aggressivi e guerreschi”, di “persecuzioni compiute in nome di una religione o di una pretesa purezza razziale o dottrinale”.

Il dialogo interreligioso

Per questo, gli studenti di teologia dovrebbero essere educati al dialogo con l’Ebraismo e con l’Islam per comprendere le radici comuni e le differenze delle nostre identità religiose. In particolare, sottolinea il Papa, “con i musulmani siamo chiamati a dialogare per costruire il futuro delle nostre società e delle nostre città. Siamo chiamati a considerarli partner per costruire una convivenza pacifica, anche quando si verificano episodi sconvolgenti ad opera di gruppi fanatici nemici del dialogo, come la tragedia della scorsa Pasqua nello Sri Lanka”. Percé solo il dialogo, può favorire “la costruzione nella pace di una società inclusiva e fraterna e per la custodia del creato”.

(LaPresse/di Valentina Innocente)

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