Pd-Cinque Stelle, con De Luca Campania apripista

Luigi Di Maio e Vincenzo De Luca nelle foto LaPresse di Roberto Monaldo e Marco Cantile

Che la Campania fosse tra le Regioni chiave per gli equilibri politici nazionali è risaputo fin dalla Prima Repubblica. Non a caso l’attenzione dei leader di ogni schieramento sul nostro territorio, baricentro geografico ed elettorale, è sempre altissima. “Campania laboratorio politico” è la locuzione più spesso usata per definire evoluzioni e cambiamenti, non foss’altro per giustificarli quando sembrano arditi. Era ‘laboratorio politico’ la politica dei due forni dell’Udc, lo è la Lega Nord che punta a soffiare lo scettro di primo partito a Forza Italia dimentica dei cori da stadio di Salvini, lo è Vincenzo De Luca sempre più grillino inside. Da quando intellettuali, pentastellati delusi, Bersani e bersaniani hanno ufficialmente lanciato l’idea di un’alleanza tra Pd e Movimento 5 Stelle, molti dirigenti dem si stanno affannando a smentire. “Mai coi grillini”, “Coi populisti non dialoghiamo”, “Dobbiamo continuare a fare come nel 2013” è il coro dei duri e puri. Chissà se si sono accorti, mentre rilasciano dichiarazioni e interviste, che il governatore della Campania è già alleato del Movimento 5 Stelle. Sceneggiate televisive a parte.

E’ solo grazie al ministro pentastellato Giulia Grillo che De Luca è ancora commissario ad acta per la sanità. Un anno di annunci spot, la norma per rendere le due cariche incompatibili approvata a gennaio, la pantomima dell’opposizione della Lega, e intanto De Luca continua a fare il bello e il cattivo tempo su Asl e ospedali.

E’ solo grazie al ministro pentastellato Danilo Toninelli che l’aeroporto di Pontecagnano, nel granducato di Salerno di cui De Luca è signore assoluto, ha ottenuto 40 milioni di euro per il rifacimento della pista e dell’aerostazione. Il passo successivo sarà la fusione con Napoli-Capodichino: neanche quando era lui stesso sottosegretario ai Trasporti nel governo Letta, con Lupi ministro, era riuscito a ottenere tanto.

E’ solo grazie al vicepremier pentastellato Luigi Di Maio che Vincenzo De Luca può continuare a fare quello che vuole in Campania, grazie alla eco mediatica che l’opposizione grillina gli concede, assicurandogli copertura mediatica praticamente quotidiana e dandogli materiale per il suo show settimanale in onda sull’ormai mitologica televisione privata salernitana.

E che dire dell’apertura alle Regioni benedetta dai pentaleghisti per l’ultimazione della Lioni-Grottaminarda e per la gestione delle fonti idriche? Su quest’ultimo punto stiamo disperatamente cercando qualche dichiarazione piccata di Roberto Fico, il paladino della acqua pubblica. Che, noblesse oblige, da quando è diventato presidente della Camera parla solo per dimostrare quanto le sue idee siano di sinistra.
Che poi, a ben vedere, l’intesa tra grillini e dem è tale che pure il linguaggio si è uniformato: il “giornalisti puttane e sciacalli” di Di Maio e Di Battista è diventato appena ieri l’altro il “giornalisti analfabeti e farabutti” di De Luca. Col silenzio complice di Pd e Cinque Stelle. Sempre più in sintonia, sempre più vicini. Alle prossime elezioni fate attenzione ai poster del Viminale: finisce che li troviamo candidati nella stessa coalizione.

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