Pd, Fassina: lettera aperta a Zingaretti per una sinistra che riparta

"Caro Nicola, la tua valutazione, dopo il voto di domenica scorsa, ultima (?) tappa del lungo declino del Pd e di tutte le sinistre più o meno rosse, mi è sembrata la più consapevole della portata della sfida."

Roma, 27 giu. (LaPresse) – “Caro Nicola, la tua valutazione, dopo il voto di domenica scorsa, ultima (?) tappa del lungo declino del Pd e di tutte le sinistre più o meno rosse, mi è sembrata la più consapevole della portata della sfida. E’ così. Si è chiuso un ciclo storico. Si è chiuso il ‘Trentennio inglorioso’, caratterizzato in tutte le “economie mature” da due fatti interconnessi: da un lato, la regressione delle condizioni del lavoro, lo spiaggiamento delle classi medie, l’esplosione della disuguaglianza sociale, l’ingiustizia ambientale e lo svuotamento della democrazia; dall’altro, la dismissione dei principali strumenti regolativi dello Stato nazionale e, conseguentemente, la marginalità politica, finanche la scomparsa, di tutti i partiti della famiglia socialista europea (a parte, non a caso, il Labour rigenerato culturalmente prima che politicamente come sinistra nazionale e popolare da Jeremy Corbin)”. Così il deputato di LeU Stefano Fassina sull’Huffington Post. “In sintesi, la parabola specifica del Pd è variante nazionale di una dinamica involutiva generale. Quindi, partiamo da qui. Il problema non è mandare a casa Matteo Renzi e mettere in seconda fila i suoi derivati. Il dimissionario Segretario del Pd, ora facile capro espiatorio, è stato soltanto l’estremo protagonista della fase terminale della parabola della sinistra storica. Il problema – sottolinea – è capire cosa è avvenuto. Poi, che fare”.


conclude Fassina

“Il ‘tuo’ Pd chi vuole rappresentare? L’ordine mercantilista dei Trattati europei e dell’eurozona colpisce nella sua fisiologia il variegato popolo delle periferie economiche, sociali e culturali, mentre beneficia le filiere dell’export di qualità, i ceri medi riflessivi, le aristocrazie culturali e amministrative, insomma la constituency potenziale del ‘Fronte Repubblicano’, purtroppo minoranza sociale prima che elettorale. Il Pd ‘ridefinito sul piano del pensiero strategico e della collocazione politica’ su chi vuole concentrare la sua funzione storica? Sul piano del programma fondamentale, come intende sottrarsi alla morsa europeismo liberista, da un lato, e nazionalismo dall’altro? Il primato della nostra Costituzione rispetto ai principi prevalenti nei Trattati europei, il patriottismo costituzionale, può essere la bussola per navigare, controcorrente e controvento?”.

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