Pianura, pistole nei rioni della faida. Un arresto

Napoli. Un’arma semiautomatica e stupefacenti sono stati recuperati in un muro nel bunker del gruppo Carillo. In via Torricelli preso un uomo vicino ai Calone: nascondeva un revolver nel cuscino

NAPOLI – Nascondeva un kit per uccidere all’interno della sua abitazione, così è finito in manette. Il blitz è scattato nel pomeriggio di giovedì, quando gli agenti del commissariato di Pianura hanno effettuato un controllo in via Evangelista Torricelli presso l’abitazione di un uomo. Nel corso dell’ispezione hanno recuperato, nascosta nella federa di un cuscino in camera da letto, una pistola Beretta con matricola abrasa, una busta con 58 cartucce di vario calibro e un paio di guanti.

In manette è finito Rosario Iorio, 37 anni, accusato di detenzione di munizionamento e di arma comune da sparo. Ma chi è il 37enne? Secondo gli investigatori che ne hanno tracciato un identikit, in passato era stato avvicinato al gruppo Pesce-Marfella. Nel 2013, infatti, fu coinvolto in una maxioperazione che colpì l’intera cupola di Pianura. Più di recente, invece, è stato accostato al gruppo Calone, più precisamente al sottogruppo Esposito-Marsicano, quindi gli eredi del clan Mele.

Nel giro di tre giorni una stesa e due pistole sequestrate. Cosa sta succedendo a Pianura? La guerra a orologeria che si combatte per il controllo criminale sul quartiere dura da mesi, ma avrebbe di recente subito una preoccupante accelerata. L’ultima stesa in via Torricelli, indirizzata ai Carillo è stata letta come una risposta a un agguato in via Rossetti di alcune settimane fa.
“C’erano due auto che si sono affiancate e i passeggeri hanno cominciato a sparare l’uno contro l’altro”. Fu il racconto di un testimone che raccontò agli agenti del commissariato di Pianura le fasi di quella sparatori che fece piombare nel terrore la zona nei pressi del cimitero. La segnalazione di “esplosione di numerosi colpi d’arma da fuoco” arrivò alla polizia attorno alla mezzanotte. Teatro della scena via parroco Giustino Russolillo, all’altezza dell’incrocio con via Pallucci, nella zona a ridosso del cimitero di Pianura. Dopo il sopralluogo i poliziotti, coadiuvati dai colleghi della squadra mobile di Napoli, agli ordini di Alfredo Fabbrocini, repertarono undici bossoli calibro 9, esplosi probabilmente da armi semiautomatiche.

“Nessuno è rimasto ferito, ma chi ha fatto fuoco voleva uccidere” ipotizzarono gli investigatori. Due dei proiettili centrarono tuttavia obiettivi estranei alla vicenda. Fu colpita una Nissan Micra in sosta lungo via Russolillo. Centrata anche la serranda della pizzeria ‘Catalano’, all’altezza del civico 52. Bersagli accidentali di una violenza metropolitana che si ripresenta periodicamente in cluster a macchia di leopardo. Quell’episodio ripresentò nuovamente il conflitto a orologeria che vede contro gli eredi dei Mele e quelli dei Pesce-Marfella, rispettivamente guidati, secondo informative delle forze dell’ordine, da Carlo Esposito, federato con i Legnante del rione Traiano, e Antonio Carillo. C’erano probabilmente loro dietro la scena da Far West metropolitano registrato in via Russolillo.

La tensione nella zona di Pianura è palpabile. Nei mesi scorsi le armi hanno sparato e il sangue è stato versato. Che non ci sia scappato il morto è stato solo un caso. Prima di Natale le forze dell’ordine che tengono il polso degli assetti criminali scrutano ogni movimento, ogni variazione si erano accorte aluni soggetti erano spariti dal quartiere. Uno eta il braccio destro del ras Antonio Carillo figlio del ras Lorenzo e nipote dell’ex boss Pasquale Pesce. Da quando il giovane era rimasto ferito in un agguato e, dopo di lui, era stato colpito anche Lorenzo Rossetti, l’intero gruppo era andato in fibrillazione. Molte ‘facce note’ erano sparite dalla circolazione, come appunto il 20enne. Erano tutti segnali di una tensione tra clan altissima. Da una parte c’è il gruppo Carillo di via Evangelista Torricelli, che ha preso l’eredità lasciata dai residui delle organizzazioni Pesce e Marfella; dall’altro lato il clan di via Comunale, che oggi fa capo ad Esposito e che prima invece rispondeva ad Antonio Calone, al vertice degli eredi del gruppo Mele. Al centro delle tensioni c’è il controllo sul quartiere flegreo.

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