Preso uomo dei De Luca Bossa

Carmine Pecoraro

NAPOLI – Ancora le mani della camorra sulla sanità pubblica. Stavolta, però, non sono coinvolti appalti milionari, bensì un’impresa di pulizie, una tipologia di attività che, a Ponticelli, finisce sistematicamente nel mirino dei sodalizi malavitosi. Il clan De Luca Bossa avrebbe tentato di imporre la propria legge all’Ospedale del Mare. E’ quanto emerge dalle indagini della Dda culminate in uno di quegli arresti definiti eccellenti, che fanno rumore e spostano gli equilibri. La polizia di Stato ha, infatti, rintracciato e condotto in carcere Carmine Pecoraro, 36 anni, ritenuto affiliato all’organizzazione criminale del Lotto O.

L’ordinanza

Pecoraro è risultato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, in quanto gravemente indiziato del reato di tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso. In particolare, Pecoraro, attraverso l’esplicita evocazione del clan De Luca Bossa, avrebbe preteso il pagamento di una somma di denaro da parte del titolare di un’azienda impegnata nei lavori di pulizia e di manutenzione all’interno dell’Ospedale del Mare di Ponticelli. Pecoraro è stato colpito da una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, ed è una persona sottoposta alle indagini e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.

La ricerca silenziosa

Gli agenti di polizia non hanno trovato Pecoraro nella ‘sua’ Ponticelli. Strano, per un uomo di vertice di un’organizzazione. Da qualche giorno il 36enne sembrava come sparito nel nulla. Quindi è partita la caccia all’uomo. Una ricerca silenziosa, quella eseguita degli investigatori del commissariato di Ponticelli e della Squadra Mobile. Un’attività di indagine nell’ombra. Poi gli agenti hanno localizzato Pecoraro ad Avella, comune alle porte di Avellino. Pecoraro scappava da Napoli e dal suo quartiere. Si nascondeva non lontano dall’hinterland nolano. Gli agenti della polizia di Stato non gli hanno lasciato vie di fuga. Dopo le formalità di rito, il 36enne è stato condotto dietro le sbarre. La cattura di Pecoraro rappresenta l’ennesima spallata delle forze dell’ordine ai De Luca Bossa, cosca che ne sta subendo di colpi da parte della Dda. E i rivali dei De Micco-De Martino non possono che esultare. Forse è proprio da loro e dai loro sicari che fuggiva Pecoraro.

I precedenti

Carmine Pecoraro è un esponente di spicco della criminalità organizzata di Ponticelli. Il 36enne salì alla ribalta nel marzo del 2019 quando, insieme ad altre persone, tra cui Alessio Bossis (ucciso a ottobre in un agguato a Volla) fu artefice di una ‘stesa’ punitiva in piazza Trieste e Trento per vendicare una lite avvenuta qualche giorno prima in una discoteca. Arrestato e poi successivamente anche condannato, Pecoraro si sarebbe subito rimesso all’opera, una volta libero, sempre sotto la bandiera del clan che sente suo, i De Luca Bossa. Nello scorso gennaio fu coinvolto in un’indagine contro un gruppo guidato da Christian Marfella, fratellastro del capoclan Antonio De Luca Bossa alias ’o sicco, che si sarebbe contrapposto ai De Micco, nello specifico all’uomo che la Dda ritiene reggente del clan dei Bodo, vale a dire Ciro Naturale. Gli esponenti del gruppo, finito in carcere, sono accusati, a vario titolo, di aver fatto esplodere automobili di parenti di Naturale, nel luglio dell’anno scorso, nell’ambito dell’ormai estenuante faida tra clan.

L’accusa dell’epoca

Va comunque detto che la Direzione distrettuale antimafia non considera Pecoraro autore dell’esplosione degli ordigni. Piuttosto, come si legge nell’ordinanza eseguita a gennaio contro Marfella e soci, Pecoraro si sarebbe occupato di rifornire il clan di armi e munizioni. “Pecoraro, per come si comprende dalle intercettazioni – si legge nel provvedimento a firma del gip Maria Luisa Miranda – veniva contattato proprio per questo, ovvero per rifornire di nuove armi il clan in quanto è stato verosimilmente anche in passato fornitore di armi del clan”. Lo stesso avrebbe preso parte a summit convocati da Marfella. Oggi, secondo il pool anticamorra, Pecoraro si sarebbe dedicato alle estorsioni. Il pizzo è una regola a Ponticelli. Un diktat, una legge. E i clan lo impongono a chiunque e a qualsiasi tipo di attività. Dalle ditte di pulizie (business per antonomasia delle Pazzignane, degli Aprea di Barra e dei D’Amico del parco Conocal), ai gestori delle piazze di spaccio e ai singoli pusher, passando per i parcheggiatori abusivi proprio all’esterno dell’Ospedale del Mare, affare di pertinenza – stando a una recente inchiesta – dei Casella, alleati dei De Luca Bossa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome