Quirinale, la crisi in Ucraina e la difesa della democrazia: il discorso di Mattarella alle Camere

Foto Paolo Giandotti / Ufficio Stampa Quirinale/LaPresse in foto Sergio Mattarella

ROMA – La crisi in Ucraina, la difesa della democrazia grazie al ruolo del Parlamento e l’incoraggiamento al paese proiettato verso l’uscita dalla pandemia e la conseguente ripresa economica. Un discorso a 360 gradi quello che Sergio Mattarella si appresta a pronunciare davanti ai grandi elettori domani, alle 15.30, dopo aver prestato giuramento sulla Costituzione, per la seconda volta.

L’attesa è febbrile, soprattutto tra i leader di partito che hanno portato avanti le trattative e che alla fine hanno deciso di convergere sul bis, ‘inatteso’ per Mattarella. Per i due Matteo, Salvini e Renzi, sarà ‘la prima volta’ in cui avranno l’occasione di ascoltare, da parlamentari, il messaggio alle Camere di un capo dello Stato, anche se sette anni fa il leader di Italia viva – allora segretario del Pd e premier – svolse un ruolo fondamentale per l’elezione di Mattarella.

Non sarà una ‘premiere’ invece per Enrico Letta, Giorgia Meloni e Luigi Di Maio, mentre Giuseppe Conte e Antonio Tajani ascolteranno le parole del presidente dai rispettivi uffici. Sarà un evento quasi ecumenico per il Parlamento riunito in seduta comune e per la nostra Costituzione, regolato da protocollo rigido e scandito dai rintocchi della campana di Montecitorio e dai ventuno colpi di cannone (a salve) dalla terrazza del Gianicolo.

Molte le similitudini con quel bis che Giorgio Napolitano accordò nel 2013, dalla Maserati che andrà a prelevare l’eletto al Colle al rituale che vede il capo dello Stato rendere omaggio al Milite Ignoto. Chi si aspetta una sonora tirata d’orecchie di Mattarella ai partiti e alla politica, però, molto probabilmente rimarrà deluso. Il discorso non prenderà come modello le parole durissime pronunciate nove anni fa dall’attuale senatore a vita, con voce forte e vibrante.

Mattarella ringrazierà il Parlamento per la fiducia accordatagli, per l’iniziativa che, per come si erano messe le cose, ha ridato centralità ai grandi elettori. Il Parlamento è sovrano, recita la nostra Carta, e in questa occasione ha proceduto nella sua quasi interezza indicando la strada ai leader politici. Un prova di democrazia, che va ben oltre i caminetti e che risponde alla necessità di avere un paese con i piedi ben piantati a terra in un momento di tensione anche per l’Europa.

La crisi in Ucraina sarà infatti uno dei temi che il capo dello Stato toccherà domani, invocando l’unità dell’Europa e il ruolo che oggi si trova a ricoprire su un dossier così importante. Mattarella sa che per lui si prospetta un settennato complicato, con obiettivi che il Paese deve raggiungere (come il Pnrr) e occasioni da non sprecare, dossi da superare come le elezioni, prima le amministrative dell’autunno di quest’anno e, poi, le politiche nel 2023.

Il suo sarà sempre un ruolo di “arbitro”, non giocatore, pronto a utilizzare la moral suasion per mantenere unità e stabilità della nazione. Ci saranno passaggi sulla solidità del governo e il rinnovo della fiducia a Mario Draghi, l’uomo che un anno fa chiamò a guidare l’Italia per le ‘difficoltà’ dei partiti a trovare una soluzione alla crisi del Conte II.

Passaggio importante quello sulla pandemia. Mattarella ha accompagnato l’Italia in questa difficile prova, ha incitato i cittadini ad avere coraggio, a vaccinarsi, a non lasciarsi abbattere. E così farà anche domani, quando davanti al Parlamento ricorderà l’importanza della medicina e della scienza. Un percorso senza il quale il paese sarebbe stato piegato dal virus.

Un messaggio che alle Camere, ma anche al paese, programmatico di quello che sarà il suo settennato. A dimostrarlo gli impegni che stanno già riempiendo la sua agenda, a partire, molto probabilmente, dalla celebrazione del Giorno del Ricordo del 10 febbraio. Settennato e non mandato a termine, è il refrain che arriva dal Colle. Anche quanto circola sulla sua casa in affitto al quartiere Prati non è minimamente collegato all’impegno preso con gli italiani.

E’ probabile che il presidente mantenga l’appartamento, già arredato con i mobili provenienti dalla Sicilia. Sarà il suo rifugio, vicino ai figli e all’affetto dei nipoti, nel week end, come del resto in questi sette anni era stata la dimora a Palermo.(LaPresse)

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