Rai, partiti in agitazione: a rischio la nomina di Soldi in Vigilanza. Caos sulle nomine del Parlamento

In Vigilanza Rai il nome di Marinella Soldi come presidente della Rai non scalda i cuori. Secondo quanto apprende LaPresse tra i commissari, che saranno chiamati a votare la scelta del premier Mario Draghi, prevale lo scetticismo per un profilo troppo manageriale, lontano da un ruolo che dovrebbe essere di garanzia e che dovrebbe mantenere il pluralismo. Soldi appare lontana da questo identikit.

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA – In Vigilanza Rai il nome di Marinella Soldi come presidente della Rai non scalda i cuori. Secondo quanto apprende LaPresse tra i commissari, che saranno chiamati a votare la scelta del premier Mario Draghi, prevale lo scetticismo per un profilo troppo manageriale, lontano da un ruolo che dovrebbe essere di garanzia e che dovrebbe mantenere il pluralismo. Soldi appare lontana da questo identikit. In questo contesto, ad ora, in Vigilanza Rai le diffidenze ci sono tra i componenti di Fdi, Forza Italia e M5S (che contano 17 voti senza il presidente Alberto Barachini di Fi), un fronte che metterebbe a rischio il via libera della nomina di Soldi nella bicamerale (l’ex di Discovery deve portare a casa 27 voti). Senza contare che i pentastellati continuano ad insistere su Beatrice Coletti come profilo a cui consegnare la guida della Rai. Uno scetticismo che è stato fotografato – fanno notare – dal rinvio dell’assemblea degli azionisti della Rai, convocato per ieri e poi rinviato al 15 luglio.

In questo contesto resta ancora ‘inespressa’ la posizione della Lega che, secondo indiscrezione, è in trattativa per la nomina del Tg1 che vorrebbe consegnare ad Antonio Sangiuliano. Il Carroccio è comunque consapevole del fatto che il via libera a Soldi non gli garantirebbe la conquista del telegiornale della rete ammiraglia di viale Mazzini. Conti alla mano con un Cda composto da Carlo Fuortes e Soldi (espressione di Pd, che concorda in nome proprio della nomina di Fuortes, e Iv), due componenti di centrodestra, due di centrosinistra e uno già eletto dai dipendenti, il risultato da raggiungere per la Lega sarebbe davvero ardito.

Una cosa è certa, Draghi non cambierà idea e oggi pomeriggio ratificherà in Cdm le nomine. L’unica strada percorribile è che si attenda il completamento del Consiglio di amministrazione per poi avviare le trattative, sia sul fronte del presidente della Rai che sulle nomine di Tg e Reti. Ma anche sul fronte parlamentare i problemi non mancano. Domani alle 21 Camera e Senato saranno chiamati a votare i quattro membri di loro competenza. E i giochi sembrano tutt’altro che fatti. In casa 5Stelle i nomi in lizza sono Alessandro Di Majo (voluto da Giuseppe Conte) e Antonio Palma sostenuto dall’altra ala pentastellata. Ad ora – filtra da fonti grilline – il dossier è sul tavolo dell’ex premier che dovrà fare la sintesi prima del voto di domani sera. Il Partito democratico è fermo su Francesca Bria, sponsorizzata da Andrea Orlando con l’ok di Enrico Letta, anche se si fa strada il nome di Stefano Menichini, profilo avanzato da Italia viva. Nel centrodestra ci sono i problemi più consistenti. Lega ha già confermato la volontà di riportare in Cda, Igor De Biasio, lo stesso ha fatto Fdi con Giampaolo Rossi, rivendicando il diritto dell’opposizione di avere un posto a viale Mazzini. Non è d’accordo Fi che con i due profili ai vertici più spostati al centrosinistra rischia di trovarsi non rappresentata con all’attivo solo il presidente della Vigilanza, Barachini. Il pressing del Carroccio e degli azzurri è che Giorgia Meloni consegni una diversa rosa di nomi da concordare in coalizione visto che – rimarcano fonti interne – il membro del Cda all’opposizione è una prassi non un obbligo di legge. Il profilo proposto da Forza Italia è quello di Simona Agnes, su cui però Meloni non ha intenzione di convergere perché significherebbe rinunciare a Rossi. La partita insomma è ancora aperta e il conto alla rovescia è già partito.

Di Donatella Di Nitto

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