Recovery, al Sud solo il 35% dei fondi: Pd, M5S e Carfagna coprono lo scippo

Il ministro del governo Draghi, Mara Carfagna, finisce nell’occhio del ciclone per le poche risorse economiche al Sud

NAPOLI – Il premier Mario Draghi vuole inviare entro il 30 aprile il Piano nazionale di rilancio e resilienza a Bruxelles. Si tratta del vasto programma con cui l’Italia spenderà gli oltre 200 milioni di euro del Recovery Fund. Per definire il Pnrr il governo e il premier saranno impegnati nei prossimi 10 giorni in una serie di riunioni per limare i dettagli.

A quanto emerso finora, in realtà molto poco, e dalle parole della ministra per il Sud Mara Carfagna, si prevede un futuro assai triste per il Mezzogiorno d’Italia. La ministra forzista, durante un’informativa alla Camera, ha affermato fiera che “il 40% del Recovery sarà per il Sud”. Una percentuale considerevole, anche se tra i corridoi del Parlamento e dei partiti c’è già chi rumoreggia deluso. Carte alla mano, le direttive europee per suddividere le risorse tengono conto di popolazione, reddito e disoccupazione. Secondo questi calcoli, dovrebbe essere indirizzato per il meridione almeno il 50%.

Secondo l’europarlamentare ex M5S Piernicola Pedicini “almeno il 66%, quasi il 70”. Si può già parlare di ‘scippo per il Sud’? Quando si parla di fondi bisogna andarci cauti, non è semplice individuare la scia dei soldi. Ciò che invece è certo, ed è un campanello d’allarme che per ora resta muto tra i partiti, è un’altra vicenda. In attesa di scoprire il Pnrr di Draghi, le informazioni fornite dalla stessa Carfagna non promettono bene. Motivo? In quel 40% promesso dalla ministra forzista c’è il trucco. Nel conto dei fondi ha infatti incluso pure il Riact-Eu e Fsc (sviluppo e coesione), che sono già destinati, in una quota fissata dalla legge, al Mezzogiorno, e riguardano altri capitoli di spesa.

E così, quel 40% rischia di scendere ancora verso un triste 35% circa. Infine, nell’elenco carfagnano c’è addirittura la Napoli-Bari, un progetto già finanziato dall’Ue. Lasciando il campo del governo ed entrando in quello politico, restano in uno strano e sordo silenzio sia il Partito democratico che il Movimento 5 Stelle. Eppure le avvisaglie di una ‘rivolta del Sud’ tra piddini e grillini già ci sono. Diversi parlamentari, che per ora tacciono, hanno sollevato il problema direttamente ad Enrico Letta e Luigi Di Maio. A preoccuparli non c’è, s’intende, un grande spirito meridionalista. Ma prima o poi bisognerà prendere i voti, fare propaganda, le Amministrative sono dietro l’angolo.

“Possiamo mai fallire clamorosamente con il Recovery? Prendiamo il 3%”, ragiona un grillino della corrente di Roberto Fico. “Non possiamo rimanere in silenzio ancora a lungo sul tema – aggiunge – dovrebbe intervenire anche Giuseppe Conte”. Fonti del Movimento spiegano, poi, che lo stesso Di Maio sta cercando di sedare questo principio di rivolta. Non è semplice, è proprio nel Mezzogiorno che il M5S conta la maggioranza di deputati e senatori.

Passando ai partner democrat, la situazione cambia poco. Durante l’assemblea di sabato diversi esponenti hanno sollevato il problema di fronte a Letta in persona. Il quale, per ora impotente di fronte al premier Draghi, ha semplicemente annuito e dato ragione alle preoccupazioni dei propri dirigenti. Ma nulla si muove. Intanto, aumenta il pressing di sindaci e governatori da Roma in giù.

Carfagna, Di Maio, Letta o chi per loro dovranno prima o poi fare chiarezza. Togliere tutti i dubbi, nel bene come nel male. Altrimenti sarà difficile tenere a bada i rispettivi partiti, sempre più preoccupati di fare l’ennesima figuraccia con il loro avallo. Anche se inconsapevole.

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