Regno Unito: dalla Brexit agli scandali, la carriera politica di Boris Johnson

Boris Johnson, nato a New York il 19 giugno 1964, ha iniziato la sua carriera come giornalista, prima di dedicarsi alla politica

In foto il primo ministro Boris Johnson (AP Photo/Matt Dunham, Pool)

LONDRA (Regno Unito) – Boris Johnson, nato a New York il 19 giugno 1964, ha iniziato la sua carriera come giornalista, prima di dedicarsi alla politica. Dai primi passi come parlamentare al picco di popolarità con la Brexit, agli scandali e la rivolta nei Tory, di seguito le principali tappe.

2001-2008: eletto alla Camera dei Comuni in rappresentanza del collegio elettorale di Henley. Durante il suo mandato Johnson è due volte portavoce conservatore per affari, innovazione e competenze mentre il partito è fuori dal governo.

2008-2016: eletto e poi riconfermato nel 2012 sindaco di Londra.

7 maggio 2015: ritorna alla Camera dei Comuni in rappresentanza del collegio elettorale di Uxbridge e South Ruislip.

2016: co-leader della campagna per portare la Gran Bretagna fuori dall’Unione europea. Ciò ha messo Johnson in opposizione all’allora primo ministro conservatore David Cameron, che si è dimesso dopo che gli elettori hanno approvato la Brexit nel referendum nazionale il 23 giugno 2016.

2016-2018: è ministro degli Esteri nel gabinetto della premier Theresa May. Johnson si è dimesso nel luglio 2018 in opposizione alla strategia di May per una Brexit ‘morbida’ che avrebbe mantenuto stretti legami con l’Ue.

7 giugno 2019: Theresa May si dimette da leader del Partito conservatore per non aver convinto il Parlamento a sostenere l’accordo sulla Brexit che ha negoziato con l’Ue. Il partito è diviso tra coloro che sostengono May e gli intransigenti, guidati da Johnson, che sono disposti a rischiare una Brexit senza accordi per strappare concessioni all’Ue.

23 luglio 2019: Johnson viene eletto leader Tory con il voto dei membri del partito. Entra formalmente in carica come primo ministro il giorno successivo, ereditando un governo di minoranza che si basa sui voti del Partito democratico Unionista dell’Irlanda del Nord. Johnson insiste che la Gran Bretagna lascerà l’Ue il 31 ottobre, con o senza un accordo.

28 agosto 2019: Johnson annuncia che chiuderà il Parlamento fino a metà ottobre, dando agli oppositori meno tempo per contrastare una Brexit senza accordi.

3 settembre 2019: ventuno legislatori ribelli del Partito conservatore sostengono la legislazione che richiede al governo di cercare un’estensione dei negoziati sulla Brexit se non riesce a negoziare un accordo con l’Ue. Il provvedimento passa e i ribelli vengono espulsi dal partito.

5 settembre 2019: Johnson afferma che preferirebbe essere “morto in un fosso” piuttosto che chiedere all’Ue un’altra proroga.

24 settembre 2019: la Corte Suprema del Regno Unito dichiara illegale la sospensione del Parlamento da parte del governo.

19 ottobre 2019: Johnson chiede all’Ue di ritardare nuovamente la Brexit. La nuova scadenza è il 31 gennaio.

6 novembre 2019: il Parlamento viene sciolto e le elezioni anticipate sono fissate per metà dicembre, mentre Johnson cerca un mandato per la sua strategia sulla Brexit.

12 dicembre 2019: Johnson ottiene una maggioranza di 80 seggi alle elezioni generali, che gli consente il sostegno per far approvare la legislazione sulla Brexit.

23 gennaio 2020: l’accordo sulla Brexit diventa legge dopo l’approvazione del Parlamento del Regno Unito. Il Parlamento europeo approva l’accordo sei giorni dopo.

23 marzo 2020: Johnson pone il Regno Unito in lockdown per la pandemia di COVID-19.

5 aprile 2020: Johnson viene ricoverato in terapia intensiva con il Covid, è dimesso dall’ospedale il 12 aprile.

3 novembre 2021: il governo impone ai legislatori conservatori di sostenere un cambiamento nelle regole etiche per ritardare la sospensione del sostenitore di Johnson Owen Paterson, che era stato censurato per aver violato le regole di lobbying. La misura passa.

4 novembre 2021: di fronte alle critiche dei legislatori di tutti i partiti, Johnson inverte la rotta e consente ai legislatori di votare sulla sospensione di Paterson. Paterson si dimette.

30 novembre 2021: i media britannici iniziano a riportare accuse secondo cui funzionari governativi hanno partecipato a feste negli uffici governativi nei mesi di novembre e dicembre 2020 in violazione delle regole sul lockdown per il COVID-19. Lo scandalo cresce nelle settimane seguenti. Johnson sostiene che nessuna regola è stata infranta, ma i leader dell’opposizione criticano il governo per aver violato la legge mentre altri si sono sacrificati per combattere la pandemia.

8 dicembre 2021: Johnson autorizza le indagini sullo scandalo ‘Partygate’. La pressione aumenta per una sfida alla leadership.

23 marzo 2022: il governo annuncia un piano di spesa che viene criticato per aver fatto troppo poco per aiutare le persone alle prese con l’aumento del costo della vita. Il ministro del Tesoro Rishi Sunak si rifiuta di ritardare un previsto aumento dell’imposta sul reddito o di imporre una tassa sugli utili inaspettati alle compagnie petrolifere e del gas che beneficiano dell’aumento dei prezzi dell’energia.

9 aprile 2022: Johnson incontra il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy a Kiev, promettendo un nuovo pacchetto di sostegno militare ed economico. La mossa aiuta a rafforzare Johnson e i suoi sostenitori, che sostengono che il governo dovrebbe concentrarsi sulla crisi in Ucraina e su altre questioni importanti, non sulle divisioni di politica interna.

12 aprile 2022: Johnson viene multato di 50 sterline per aver partecipato a una delle feste a Downing Street durante il lockdown.

Johnson si scusa. I partiti di opposizione lo accusano di essere il primo primo ministro del Regno Unito nella storia che ha dimostrato di aver infranto la legge mentre era in carica.

13 maggio 2022: gli unionisti dell’Irlanda del Nord bloccano il governo sulle regole commerciali della Brexit.

18 maggio 2022: l’Office for National Statistics pubblica i dati che mostrano un’accelerazione dell’inflazione annuale al 9% ad aprile, la più alta in 40 anni. Il rapporto alimenta le richieste al governo di fare di più per combattere la crisi per il costo della vita alimentata dall’aumento dei costi energetici.

22 maggio 2022: vengono pubblicati i risultati dell’indagine sul Partygate. Il rapporto descrive in dettaglio casi tra maggio 2020 e aprile 2021 di alcol eccessivo, danni alla proprietà e mancanza di rispetto nei confronti degli addetti alle pulizie e del personale di sicurezza.

25 maggio 2022: Johnson afferma di aver partecipato “brevemente” ad alcuni incontri per ringraziare membri del personale che lasciavano l’incarico e che non era a conoscenza degli eccessi avvenuti dopo la sua partenza.

26 maggio 2022: il governo inverte la rotta sulla sua decisione fiscale sulle compagnie petrolifere e del gas e annuncia i piani per un prelievo del 25% sugli extra profitti.

3 giugno 2022: Johnson viene fischiato mentre entra nella cattedrale di St. Paul per partecipare alle celebrazioni del Giubileo di platino della regina Elisabetta II, in quello che i critici suggeriscono essere un momento decisivo per la sua popolarità.

6 giugno 2022: Johnson ottiene il voto di fiducia dei Tory, ma circa il 41% del suo partito vota contro di lui, mettendo in dubbio la sua futura leadership.

Luglio 2022: scoppia lo scandalo che coinvolge Chris Pincher, vice capogruppo dei Tory, accusato di aver palpeggiato due uomini in un club privato di Londra. Emergono casi di precedenti molestie. Pincher era stato nominato ‘deputy chief whip’, cioè responsabile della disciplina dei deputati Tory. Johnson afferma di non essere stato a conoscenza dei suoi trascorsi, ma è costretto poi a ritrattare la sua versione per rivelazioni di un ex alto funzionario.

(LaPresse/AP)

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