Renzi “fuori dal giro per qualche mese”, la sinistra si prepara al dopo Matteo

Foto Alberto Pizzoli in foto Matteo Renzi

ROMA – “Starò fuori dal giro per qualche mese”, parola di Matteo Renzi. L’ex segretario e premier Dem, farà la trottola in giro per il mondo, a tenere conferenze e i famosi ‘speach’. Lo ha annunciato lui stesso al Corsera. “Sul Pd la palla è in mano a Martina. Io sono intervenuto solo per bloccare l’intesa con il MSS. Non mi interessa fare alcuna corrente”, con questa affermazione, il senatore di Firenze si è preso una pausa. La domanda è una: e adesso? Cosa accadrà nel Pd? E a sinistra? Dubbi e strategie, tattiche e pensieri s’intrecciano in tutto il vasto e variegato mondo progressista. Una cosa è certa: pur da posizioni e con toni diversi, con detti e non detti, una cosa sta rimettendo un po’ d’accordo tutti. Se c’è bisogno di ricostruire, bisogna farlo senza Matteo Renzi.

Fronte democratico, nuovo soggetto o alleanza?

Dopo forfait temporaneo dell’ex rottamatore, la sinistra è a un bivio. Da un lato c’è chi invoca un fronte unico, europeista e ‘responsabile’ da contrapporre all’attuale maggioranza di governo Lega e 5Stelle. Dall’altro chi invoca una svolta radicale, ‘a la Corbyn‘, in grado di proporsi come alternativa politica. Il fronte democratico, invocato in realtà durante il millantato impeachment a Mattarella, sembra la strada più semplice, ma quella meno efficace. Partorita da Carlo Calenda, ha trovato alcune voci favorevoli. Ad esempio, una posizione simile è quella di Sandro Gozi, macroniano di ferro. Il punto è uno: un fronte, si, ma su quale linea politica? Gli altri, invece, da LeU e nella sinistra Pd, vorrebbero una svolta radicale. Redistribuzione, giustizia sociale, articolo 18 e così via. Una strada sicuramente più politica, ma che ha un solo grosso difetto: chi lo fa? A questa domanda, Pier Luigi Bersani e compagni non sanno dare risposta.

Alleanza larga attorno a Gentiloni

Alla fine, potrebbe essere questa la strada mediana. Un centrosinistra allargato, ricompattato attorno all’unica figura che ad oggi sembra essere spendibile: Paolo Gentiloni. L’ex premier è forse l’elemento che gode di maggior stima nelle fila dem. Attorno a Gentiloni, poi, una classe dirigente che vedrebbe protagonisti Nicola Zingaretti, Giuseppe Provenzano e personalità con profili più di sinistra, ma in grado di unire e non dividere. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E questo mare, per ora, è la totale incapacità di mettere su un’opposizione che non sia un isterico cibarsi di pop-corn. O, peggio, la retorica del “Lega e 5 Stelle non hanno attuato il loro programma”, dimostrando subalternità all’asse pentaleghista. E l’altro mare, volente o nolente, si chiama Matteo Renzi.

Il piano di Renzi

Che Matteo Renzi voglia semplicemente fare il comiziante in giro per il mondo è poco credibile. Anzi, i viaggi intrapresi dal senatore Pd sono di solito propedeutici a tentativi di rilancio o rivalsa. E così, in autunno, alla Leopolda, Matteo Renzi potrebbe lanciare qualcosa di nuovo. Se una battaglia nel Pd o un altro soggetto a vocazione macroniana, non è dato saperlo. Ma c’è una cosa che accomuna gran parte della sinistra, anche Pd. La ricostruzione, con lui protagonista, non è possibile. C’è chi lo dice, chi ne ha fatto una linea politica e chi lo mormora. Ma sostanzialmente sono tutti d’accordo. E questo, l’ex premier, lo sa bene.

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