Il Movimento 5 Stelle si inchina, poltrona e governo salvi. Salvini ora detta l’agenda

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA – Il Movimento 5 Stelle ha scelto di tenersi la poltrona. Il ritorno al voto e il relativo terrore in casa pentastellata, dopo una breve riflessione, hanno portato alla telefonata di chiarimento tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, come da epilogo sperato dal leader del Carroccio. Il premier Giuseppe Conte ieri in conferenza stampa (quanto meno irrituale) aveva annunciato l’apertura di una crisi di governo: “Basta polemiche acchiappalike e rallentamenti, oppure mi dimetto”. Mentre parlava Salvini annunciava il pressing su molte misure. E i 5 Stelle oggi al telefono si sono rassegnati ad assecondarlo.

E allora il Pd?

A Luigi Di Maio, così, non resta altro che annunciare la decisione sui social e non far alcun riferimento alla Tav, allo spazzacorrotti e a tutte le misure che la Lega imporrà a carro armato su un Movimento confuso dalla sconfitta alle Europee. L’unica arma rimasta in mano al capo politico grillino è sventolare lo spauracchio del ritorno di Pd (“e allora il Pd?” è stato il mantra con il quale è stato giustificato ogni errore) e Forza Italia e fare un riferimento alla Fornero. Molto ‘alla Salvini’: “Tanti fanno il tifo per rivedere il Pd e Forza Italia. Sono i nostalgici della Fornero, degli aiuti alle banche e delle porte aperte a tutti. Mi spiace deluderli, ma noi non abbiamo alcuna intenzione di riconsegnargli nelle mani il Paese. Nessuna intenzione di tornare indietro, ma di andare avanti. Bisogna andare avanti approvando ogni punto del contratto. Questo ci chiedono gli italiani e questo faremo”. Anche se, in realtà, a essere cambiato è l’ordine di priorità dell’agenda. Si fa prima quello che chiede Salvini, per il resto si vedrà.

Salvini presenta il conto. Di Maio abbassa la testa

E se qualcuno non l’avesse capito, a chiarire il quadro ci ha pensato proprio il Ministro dell’Interno: “Cantieri sbloccati e appalti più semplici e veloci, la soluzione è a portata di mano. Sono fiducioso in un accordo positivo già oggi, l’Italia ha bisogno di opere pubbliche, semplificazione e investimenti”. Ecco subito una parte del conto presentato a Di Maio per chiudere la ‘sceneggiata’ di ieri pomeriggio come programmato da Salvini e continuare a guidare il governo assumendosene gli onori e molto meno gli oneri. Quelli rischiano di pesare tutti sulla schiena di un Movimento 5 Stelle che su molti punti (privatizzazione dell’acqua, Tav, giusto per citarne due) aveva annunciato di avere altri valori e diversi progetti e che ora dovrà fare scelte diametralmente opposte per evitare il ritorno alle urne, e a casa. Poteva essere uno scatto d’orgoglio, capace di tirare fuori i grillini dal baratro. Niente da fare. E prima o poi alle urne si dovrà tornare per forza.  

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