Rimpasti, divergenze e retromarce: tutte le grane del governo nel 2019

Divergenze di vedute, litigi, ansia da sondaggio, rimpasti, Autonomia, guerra e pace con Bruxelles e una Manovra approvata tra urla e proteste dell'opposizione

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

ROMA (Denise Faticante – LaPresse) – Rimpasti, divergenze e retromarce: tutte le grane del governo nel 2019. Divergenze di vedute, litigi, ansia da sondaggio, rimpasti, Autonomia, guerra e pace con Bruxelles e una Manovra approvata tra urla e proteste dell’opposizione. Il 2019 del governo Conte porta sulle spalle un carico di ‘divergenze parallele’.

IL RUOLO DI CONTE

Il premier pare, giorno dopo giorno, aver preso confidenza con il suo ruolo, mostrando una pacatezza quasi democristiana dentro e fuori il governo. Tanto che i sondaggi rivelano un alto livello di fiducia verso la sua figura. Nelle ultime settimane, ha acquistato un ruolo di centralità nei confronti del Quirinale, dell’Europa, ma è stato anche un fondamentale ago della bilancia tra le posizioni delle due anime dell’esecutivo. “Amalgama” di due mondi tenuti insieme dal contratto di governo. Questo è il bagaglio che ‘l’avvocato del popolo’ si porta dietro nel 2019. E, su questa nuova dimensione, si dovranno resettare gli equilibri e le posizioni dei due vicepremier abituati a un ruolo meno apicale del presidente del Consiglio.

RIMPASTI E IL RUOLO DI TRIA

Da quando Conte ha nominato la parola ‘rimpasto’, l’ombra della prima Repubblica è scesa sul governo del cambiamento. Nonostante le smentite a pioggia, le voci su un possibile rimescolamento delle poltrone si accavallano. L’indiziato numero uno, e non da ora, è il ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Che però, sopravvissuto alla Legge di Bilancio e alle strigliate dei commissari ue, rivendica il suo ruolo e la sua poltrone definendosi “vincitore morale” di questo momento.

Un altro ministro non comodamente seduto è Danilo Toninelli che ha risposto alle provocazioni e alle insinuazioni su una possibile sostituzione con Riccardo Fraccaro sottolineando: “Rischio perché do fastidio, meglio fare gaffe che prendere mazzette” Altra poltrona calda quella della ministra per il Sud, Barbara Lezzi, che, si dice, potrebbe saltare per far posto a un’altra pentastellata, Carla Ruocco. E in bilico ci sarebbe anche la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, mal digerita dall’ala più anti-militarista del M5S.

TORNA DI BATTISTA: SUBBUGLIO NEL M5S

Il rivoluzionario grillino, anima critica e pasionaria, è tornato in Italia creando non poco subbuglio nella compagine del Movimento Cinque Stelle. Si apprende che, insieme a Luigi di Maio, Alessandro Di Battista faccia una diretta facebook la notte di Capodanno, dopo l’intervento del Capo dello Stato; ma qualcuno non nasconde un certo imbarazzo per il ruolo che bisognerà trovare per lui. Quello che è dato per certo, è che Di Battista si batterà per le nuove elezioni Europee, il resto dipende da come evolveranno i rapporti tra i grillini e i leghisti.

L’AUTONOMIA E LA GRANA DELLE LEGA

A proposito di Europee, la Lega punta a maggio per incassare i consensi degli ultimi mesi, forte anche di una sorta di ‘tesoretto’ virtuale che fa di Matteo Salvini il politico più social di sempre. Ma il leader del Carroccio è in mezzo a un fuoco incrociato: da una parte l’ormai vecchia compagine scompaginata del centrodestra che lo attacca accusandolo di alto tradimento, dall’altra il Movimento Cinque Stelle con il quale mantiene un rapporto da equilibrista e, in ultimo, il suo partito e la base, quella produttiva del Nord, con la quale fatica a mantenere un rapporto costante, perché minacciato dalle continue uscite pubbliche dei grillini.

Ma sopra ogni cosa, Salvini deve fare in conti con la spinosa questione dell’Autonomia, tirato da un lato da Conte, che sull’argomento è cauto, e dall’altra dalle Regioni del Nord, in primis il Veneto, che spingono affinché la riforma delle competenze possa essere incisiva e veloce.

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