River Plate-Boca Juniors, la Conmebol apre un procedimento disciplinare contro i ‘Los Milionares’. Oggi i presidenti si incontrano in Paraguay

Qualche ora fa Martin Ocampo, capo della sicurezza della città, ha presentato le dimissioni.

River e Boca, oggi si decide
Foto LaPresse

BUENOS AIRES – Le ore più calde della storia recente del calcio sudamericano. E non solo. River Plate-Boca Juniors non si è mai giocata, ma è da sabato che non si parla d’altro. Gli scontri che hanno preceduto l’inizio della partita, poi posticipata – a data ancora da destinarsi – hanno fatto il giro del mondo. Così come le immagini dei calciatori del Boca feriti e provati a causa di pietre e gas urticante lanciati dai sostenitori biancorossi. E oggi si gioca una partita più importante di quella in campo.

La Conmebol apre un procedimento disciplinare contro il River Plate, oggi il presidente D’Onofrio incontra il collega del Boca Angelici in Paraguay

La Commissione disciplinare della Conmebol ha infatti avviato una procedimento nei confronti del River Plate. I Los Millonarios hanno ora 24 ore di tempo per presentare la loro difesa. Il Boca Juniors, infatti, ha chiesto ufficialmente la vittoria a tavolino. Un’eventualità che consegnerebbe la Copa Libartadores agli Xeneizes e che ha mandato su tutte le furie il presidente del River Rodolfo D’Onofrio. Quest’ultimo ha parlato di “tradimento” da parte del Boca Juniors. E proprio oggi incontrerà il ‘collega’ Daniel Angelici nella sede della Conmebol, in Paraguay, per cercare di trovare un’intesa su una data utile a giocare l’incontro.

Si dimette il capo della sicurezza di Buenos Aires. Si temono disordini per il G20 in programma in città venerdì e sabato

River Plate-Boca Juniors, però, non è una partita di calcio. Non lo è mai stata e mai lo sarà. E infatti, gli effetti di ciò che è avvenuto sabato sera si ripercuotono su ben altri aspetti della vita di Buenos Aires. Qualche ora fa Martin Ocampo, capo della sicurezza della città, ha presentato le dimissioni. Fin troppo indegno lo ‘spettacolo’ che è andato in scena tre giorni fa per non arrivare a questa decisione, evidentemente non senza pressioni. Una bella gatta da pelare, considerando che venerdì a Buenos Aires arrivano capi di Stato e di governo da tutto il pianeta per il G20, che si terrà il 30 novembre e il primo dicembre. E il timore di nuovi disordine è all’ordine del giorno.

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