Santillo: “Il caso delle indennità dietro l’addio di Di Maio”

Agostino Casillo
Agostino Casillo

NAPOLI- Tutti sono utili, ma nessuno e indispensabile e non si può dire che chi è rimasto nei 5 Stelle, credendo nella leadership di Giuseppe Conte, stia versando lacrime e sprecando kleenex per aver perso Luigi Di Maio e i suoi fedelissimi. Certo è che sia i dimaiani che i contiani devono riorganizzarsi, a Roma quanto sui territori, in base alla scelta della maglia che faranno i diversi consiglieri regionali e comunali. A fare il punto con Cronache è il senatore casertano Agostino Santillo che al rapporto consolidato con Di Maio ha preferito la coerenza di Conte restando nel M5S 2050.

C’era aria di scissione da tempo, non c’erano margini per evitarla? A chi crede faccia più gioco: a chi ha lasciato o a chi, come lei, è rimasto con Conte?

Negli ultimi giorni era nell’aria. C’erano voci che si rincorrevano sulla possibilità che una parte di parlamentari si staccasse. Ma erano solo voci, nessuno si è mai palesato. Per evitare la scissione c’era bisogno che qualcuno dicesse apertamente che voleva lasciare. In quel caso ci si poteva parlare e valutare i margini di una mediazione. Così non è stato. Credo che bisognerebbe chiedere a chi ha dato vita alla scissione a chi faccia gioco questa situazione. Di certo saranno gli elettori a giudicare, noi siamo rimasti coerenti col voto degli elettori e con la scelta di affidare la guida del Movimento a Conte.   

A Roma avete perso un buon numero di parlamentari sui territori: in Campania quali ripercussioni ci saranno?

Leggo da notizie di stampa dichiarazioni di colleghi che aderiscono al nuovo gruppo, i parlamentari campani che hanno fatto questa scelta sono 18. A livello regionale leggo di consiglieri che dichiarano di essere pronti a seguire Di Maio, ma ancora non hanno ufficializzato questa scelta, quindi è tutto in itinere. In Regione ho letto di Valeria Ciarambino seguita da Salvatore Aversano. Invece a livello comunale a Caserta restano fedeli al M5S 2050, tranne Roberto Romano. A Napoli sembra siano divisi in parti uguali.

E’ d’accordo con chi sostiene che alla base della scissione ci sia il nodo relativo al doppio mandato? Qual è la sua posizione in merito? Alla fine Conte confermerà la regola impedendo la candidatura di big come Fico?

Non abbiamo mai detto che la scissione sia dovuta a questo motivo. E’ il pensiero di qualcuno, ma non credo sia così perché se pensa ai 60 che hanno seguito Di Maio, i più sono al primo mandato. Più che altro mi concentrerei sulla rendicontazione economica delle restituzioni delle indennità: sarebbe interessante capire quanti di questi non sono in regola. Per quanto riguarda il doppio mandato, parliamo di una regola a cui mi adeguo e che accetto, consapevole del fatto che la valutazione di una deroga spetta al presidente Conte e la decisione alla rete e al voto degli iscritti che sono gli unici a poterla cambiare.

L’annuncio della scissione ha creato un attimo di sbandamento anche in casa Pd: che ne sarà dell’alleanza giallorossa?

Come ha ben detto Conte, noi siamo per un’alleanza progressista e continuiamo a dialogare con il Pd e con Leu. L’alleanza va avanti su scala nazionale, a livello territoriale varrà dove ci saranno le condizioni. Il M5S è in fase organizzativa e a breve si creeranno i gruppi territoriali, che rappresenteranno la nostra ossatura territoriale.

Ha parlato dell’importanza della rete e del coinvolgimento degli iscritti sulle questioni importanti. Le candidature alle Politiche rientrano tra queste: farete le parlamentarie come in passato o deciderete tutto nelle stanze dei bottoni?

L’argomento non è ancora stato toccato: abbiamo fatto della rete il nostro vessillo, spetterà al presidente la decisione e io mi adeguerò. 

Quanto successo cambia il suo giudizio su Di Maio?

Si, cambia il mio giudizio perché mi aspettavo e speravo che Di Maio rimanesse coerente con i valori e i princìpi del Movimento di cui è stato alla guida e che gli ha permesso di entrare in Parlamento.

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