Scontri a Gaza, Crisileo: il mondo non resti a guardare

Crisileo

GERUSALEMME – Due giorni di disordini, uno scontro a fuoco, 60 morti: la ferita della Striscia di Gaza – aperta dalla storica faida tra Israele e Palestina – sanguina e il mondo ha gli occhi puntati su ciò che sta accadendo. Dall’Italia arriva l’appello di Raffaele Gaetano Crisileo, rappresentante per l’Estero dell’Organismo Aglaia sulla Sacralità della Vita e amico della Terra Santa: “Da Assisi a Gaza: pace, sempre pace”. Di seguito l’intervento integrale dell’avvocato campano.

Le parole di Crisileo

“Il 21 aprile scorso – quale rappresentante per l’Estero dell’Organismo Aglaia sulla Sacralità della Vita – ad Assisi ho incontrato Padre Ibrahim Faltas ofm della Custodia di Terra Santa di Gerusalemme e l’avvocato Antonio Salman, l’attuale Sindaco di Betlemme e legale della stessa Custodia di Terra Santa. Ben ventisei rappresentanze di altrettante Città Italiane gemellate con la Città della Natività di Betlemme e di sessanta Associazioni Umanitarie ci siamo raccolti, sul gradito e ben accetto invito della padrona di casa, la Sindaca della Città Serafica di Assisi Stefania Proietti, per discutere di pace, con l’augurio che la pace nella Terra della Redenzione da auspicio e da intima speranza fosse al più presto concreta e viva realtà di vita con appelli a tutto il mondo. Ma le notizie di queste ultime ore sono state (e sono ancora) tristi e desolanti. Quell’incontro di pace di Assisi, quegli abbracci, che erano un forte seme di bene ad oggi tale è rimasto senza che sia ancora nato il frutto sperato. Ma nulla è perso! Guai se pensassimo il contrario! Come si suol dire, vana sarebbe la nostra speranza di fede.

Il lunedì nero di Gaza

Nella Striscia di Gaza, più di cinquanta palestinesi – leggo dalla stampa internazionale – sono morti perché colpiti da pallottole oppure sono morti per problemi respiratori dovuti ai gas che sono fuoriusciti.  Quello che è successo il 14 maggio scorso, un lunedì nero, una pagina triste della storia di quella terra martorizzata è stato denunciato dall’Autorità e condannata da Amnesty international; tutto ciò avveniva mentre si inaugurava l’ambasciata a Gerusalemme”.

L’isolamento dei palestinesi

Ho sentito – qualche giorno fa – il mio fraterno amico Padre Ibrhaim Faltas, il francescano egiziano, noto in tutto il mondo, per le sue importanti missioni umanitarie, che da sempre aiuta i palestinesi per la pace e per la libertà, che della carità ha fatto il suo scopo unico di vita, mi ha parlato di Gaza, degli scontri che sono accaduti l^, dicendomi in breve che l’isolamento dei palestinesi mai è stato così profondo in tutta la loro storia, in tutta la loro esistenza. Coscienti di essere abbandonati da tutti, i politici palestinesi, con cui Padre Ibrahim è in contatto continuo e diretto – mi ha ancora detto il carismatico frate – si affidano alla giustizia ed alla mediazione internazionale. La pace è ancora la loro meta e la loro unica ragione di vita. A Betlemme, riporta un giornale locale, mi ha ancora raccontato il religioso, la leadership ha deciso di firmare immediatamente una richiesta alla corte internazionale.

La speranza che il mondo non resti a guardare

Ma non bisogna disperare, penso io. Anche se il momento è critico e davvero difficile, il processo di pace, anche se è stato rallentato da questi avvenimenti tristi e dolorosi non può fermarsi ed arrestarsi in alcun modo, ma deve continuare in modo interattivo; viceversa andrebbe a contrastare contro decenni e decenni di mediazione politica. Ritengo che la diplomazia internazionale deve proseguire il suo corso, per trovare una soluzione dei due stati (israeliano e palestinese) in quanto Gerusalemme è da sempre la capitale dell’umanità ed è il cuore, il fulcro, l’epicentro delle tre religioni monoteistiche: la Città Santa per eccellenza! Neppure la decisione dello spostamento dell’ambasciata statunitense può fermare questo processo di pace. Tutti gli Stati e tutti i regimi devo mirare a questo obiettivo e tranquillizzare il mondo”.

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