Serie A, rivoluzione in panchina: tornano Sarri e Conte. Ma la novità è Fonseca

In nessun altro torneo, tra quelli al vertice in Europa, la maggior parte delle big si presenta ai nastri di partenza con un nuovo allenatore

Paulo Fonseca (Photo by Sergei SUPINSKY / AFP)

MILANO – E’ un campionato stravolto soprattutto rivolgendo lo sguardo verso la panchina quello che scatterà sabato con Parma-Juventus e Fiorentina-Napoli, antipasto della prima giornata che vivrà il suo clou l’indomani, nell’ultima domenica di agosto. In nessun altro torneo, tra quelli al vertice in Europa, la maggior parte delle big si presenta ai nastri di partenza con un nuovo allenatore.

Rivoluzione in Serie A

Eccezion fatta per Carlo Ancelotti, saldamente al Napoli, e Simone Inzaghi, rimasto alla Lazio dopo esser stato corteggiato da Juventus e Milan, tutte le squadre hanno cambiato guida tecnica. La Serie 2019/20 tanto per cominciare sarà orfana di colui che l’ha monopolizzata negli ultimi cinque anni. Massimiliano Allegri infatti guarderà da spettatore disinteressato nella sua Livorno i primi verdetti del campionato, nell’attesa di tornare in sella in autunno o, forse, tra una stagione.

Sarri alla Juve

Sono stati proprio i campioni d’Italia ad aprire il valzer delle panchine. Salutando il quinquennio allegriano con un tecnico dalla filosofia diametralmente opposta. Maurizio Sarri, l’ex grande nemico ai tempi del Napoli, è l’uomo su cui Andrea Agnelli ha puntato per confermarsi in Italia e tentare l’assalto alla Champions League, che il suo predecessore ha sfiorato per due volte arrivando in finale. Il comandante che ha dato l’assalto al ‘palazzo’ per poi ritrovarcisi dentro dopo la parentesi di un anno in Inghilterra non è stato l’unico scossone nella pazza estate degli allenatori.

Conte alla guida dell’Inter

Oltre all’ex Chelsea la massima serie abbraccia anche un altro grande manager, a sua volta migrato a Londra dopo l’avventura in nazionale. Se Maurizio Sarri con la tuta bianconera ha fatto storcere il naso ai puristi (e soprattutto ai tifosi del Napoli) altrettanto si può dire per lo sbarco di Antonio Conte sul pianeta Inter. Per lanciare il guanto di sfida alla Juve Suning si è affidata infatti a chi ne è stato capitano e simbolo, da giocatore prima e da allenatore poi. Da tecnico più pagato in Italia, Conte avrà un compito non semplice: riportare in viale della Liberazione un trofeo che manca dal maggio 2011, quando i nerazzurri vinsero la Coppa Italia. E per riuscirci, verosimilmente, dovrà battere quella che per vent’anni è stata la sua famiglia.

Il Milan punta su Giampaolo

Anche dall’altra parte del Naviglio hanno optato per un netto cambio di rotta. Rino Gattuso ha fatto un passo indietro (rinunciando anche a parte del suo compenso visto il contratto in scadenza nel 2021) e lasciato il proprio posto, dopo aver mancato di un soffio il traguardo della Champions League, a Marco Giampaolo. Per il tecnico di Giulianova, dopo il buon lavoro a Empoli e Sampdoria, quella rossonera è la chance della vita. La prima esperienza alla guida di una big dirà se potrà entrare definitivamente nella categoria dei grandi allenatori. Arrigo Sacchi l’ha ribattezzato “maestro”, il diretto interessato vola basso consapevole di aver preso in mano una squadra per l’ennesima volta all’anno zero, dal punto di vista tecnico e societario.

La Roma vuole Fonseca

La vera novità di questa stagione arriva però dalla capitale. Dopo aver tentato Gian Piero Gasperini, che ha preferito la continuità del progetto Atalanta (e la possibilità di misurarsi in Champions League) al fascino e ai mezzi della Roma, il club giallorosso – scosso dagli addii in successione di due bandiere come Totti e De Rossi – è ripartito a fari spenti puntando su Paulo Fonseca. Il tecnico di scuola portoghese ha conquistato il nuovo ds Gianluca Petrachi grazie al gioco che è riuscito a mettere in mostra nella sua avventura allo Shakhtar Donetsk. L’Italia non è l’Ucraina, ma in questo precampionato l’ex tecnico del Braga ha già fatto intravedere di avere le carte giuste per potersi affermare anche in Serie A. Che non sarà (più) il campionato più bello del mondo, ma a livello di allenatori ha poco da invidiare al resto dell’Europa.

(LaPresse/di Alberto Zanello)

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