Smog, Italia maglia nera d’Europa

Foto © LaPresse-Manish Swarup

NAPOLI – Le politiche per ridurre l’inquinamento atmosferico hanno portato a un miglioramento della qualità dell’aria in Europa negli ultimi tre decenni. Tuttavia, in alcune città europee l’inquinamento atmosferico rappresenta ancora un rischio per la salute. A lanciare l’allarme l’ultimo report dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, in cui le città italiane si posizionano fra le più inquinate e quindi più pericolose in cui respirare.

LA NORMATIVA UE
Nel 2021 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha aggiornato le sue linee guida sanitarie per la qualità dell’aria, e ha raccomandato un livello massimo di 5 μg/m 3 per il particolato fine per l’esposizione a lungo termine al fine di proteggere la salute. Nel 2008, l’Unione europea ha fissato un valore limite annuale per il particolato fine di 25 μg/m 3 nell’ambito delle politiche per fornire aria pulita in Europa. La direttiva sulla qualità dell’aria ambiente 2008/50/CE è attualmente in fase di revisione per, tra l’altro, allineare maggiormente gli standard dell’Ue alle raccomandazioni dell’Oms.

POLVERI SOTTILI
Il particolato fine, indicato con la sigla Pm 2,5, è l’inquinante atmosferico con il più alto impatto sulla salute in termini di morte prematura e malattia. L’Agenzia Europea dell’Ambiente ha elaborato un visualizzatore della qualità dell’aria. Questo strumento si concentra sulla qualità dell’aria a lungo termine, poiché l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico provoca gli effetti più gravi sulla salute. Lo strumento classifica la qualità dell’aria come “buona” per livelli di particolato fine che non superano il valore guida annuale dell’Oms di 5 μg/m 3, “discreta” per livelli superiori a 5 e non superiori a 10 μg/ m3, “moderata” per livelli superiori a 10 e non superiori a 15 μg/m 3, “scarsa” per livelli superiori a 15 e non superiori a 25 μg/m 3 e, infine, “molto scarsa per livelli pari o superiori al valore limite dell’Unione europea di 25 μg/m 3.

BAMBINI A RISCHIO
Si stima che l’inquinamento atmosferico provochi oltre 1.200 morti premature ogni anno tra i minori di 18 anni nei 32 paesi membri dell’Aea. I bambini e gli adolescenti sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento atmosferico perché i loro corpi, organi e sistemi immunitari sono ancora in via di sviluppo. La funzionalità polmonare e lo sviluppo polmonare dei bambini sono influenzati dall’inquinamento atmosferico, in particolare da ozono e biossido di azoto (NO 2) a breve termine, e da Pm 2,5 a lungo termine. L’esposizione materna all’inquinamento atmosferico durante la gravidanza è legata al basso peso alla nascita e al rischio di parto prematuro. Dopo la nascita, l’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di diversi problemi, tra cui asma, ridotta funzionalità polmonare, infezioni respiratorie ed allergie. Può anche aggravare condizioni croniche come l’asma, che affligge il 9% dei bambini e degli adolescenti in Europa.


IN ITALIA
Nel 2021, oltre il 90% della popolazione urbana dell’Ue era esposta a livelli nocivi di biossido di azoto, ozono e particolato fine (Pm 2,5). Secondo i dati preliminari del 2022, l’Europa centro-orientale e l’Italia hanno registrato le più alte concentrazioni di Pm 2,5 dovute principalmente alla combustione di combustibili solidi come il carbone per il riscaldamento domestico e al loro utilizzo nell’industria. Faro, in Portogallo, e le città svedesi di Umeå e Uppsala sono state classificate come le città europee più pulite e hanno avuto i livelli medi più bassi di particolato fine. Nel nostro Paese, secondo i dati preliminari che si riferiscono al periodo compreso fra 2021 e il 2022, le concentrazioni di Pm 2,5 sono tra le peggiori in Europa e a preoccupare è principalmente il Nord e l’area della Pianura Padana. Delle 375 città del Vecchio continente analizzate quelle dello Stivale si piazzano quasi tutte in fondo alla classifica: la peggiore è Cremona al 372esimo posto. Napoli e Caserta si classificano in posizione 241 e 248, quasi in fondo alla lista ‘nera’ dello smog.
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