Spari nel bar, l’ombra della faida interna tra Amato e Pagano

Due dei 5 feriti sono in condizioni gravi

Salvatore Petrillo Pasquale Cristiano e Giosuè Belgiorno

NAPOLI – Uno scontro interno al gruppo della ‘167’. E’ questa l’ipotesi che stanno maggiormente vagliando gli investigatori che indagano sull’agguato avvenuto mercoledì sera all’interno del Bar Roxy di via Ignazio Silone, a due passi dalle palazzine ritenute il quartier generale dell’articolazione locale degli Amato-Pagano.

Ovviamente i carabinieri sono impegnati nell’identificazione dei due killer che hanno fatto irruzione nell’esercizio commerciale e aperto il fuoco contro gli avventori. Per ricostruire l’esatta dinamica dell’agguato gli inquirenti stanno visionando le immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona. Ad agire sono stati due persone che hanno esploso almeno una decina di proiettili nel bar.

Per gli inquirenti l’obiettivo dei killer era Salvatore Petrillo, 28enne sorvegliato speciale, che è stato ricoverato in prognosi riservata all’ospedale “San Giuliano” di Giugliano. Il giovane, in pericolo di vita, è il nipote del ras Pasquale Cristiano detto picstick, ritenuto alla guida del gruppo della ‘167’.

In gravi condizioni anche il 18enne Vincenzo Pio Merolla, anch’egli ricoverato all’ospedale di Giugliano. Non destano invece grosse preoccupazioni il 39enne pregiudicato Luigi Casola, anch’egli ritenuto dagli inquirenti vicino alla cosca della zona e ricoverato ad Acerra; il 36enne incensurato Roberto Lastra, ricoverato all’ospedale di Frattamaggiore; e il 61enne Mario Abate, raggiunto da un proiettile a un piede.

Incaricati delle indagini sono i militari dell’Arma appartenenti al Nucleo investigativo di Castello di Cisterna e i colleghi della Compagnia di Casoria. Il rischio è che il raid possa essere il preludio di una guerra interna agli Amato-Pagano tra il gruppo di Cristiano, che viene ritenuto legato alla famiglia Amato, e quello che invece si identifica con la famiglia Pagano. Una contrapposizione interna che ha già visto protagonista il clan Amato-Pagano quando ci fu la contrapposizione tra i ‘maranesi’ di Mariano Riccio, genero di Cesare Pagano, e i ‘melitesi’ vicini agli Amato.

In quest’ottica gli investigatori stanno cercando anche di capire se l’agguato possa essere legato alla scarcerazione di Giosuè Belgiorno classe 1989 detto ’o gruoss (da non confondere con il cugino Giosuè Belgiorno classe 1990 detto ‘il piccolo’ che fu scarcerato un anno fa per motivi di salute), tornato proprio ieri in libertà dopo un decennio trascorso dietro le sbarre. Il ritorno a casa è stato salutato dai fuochi d’artificio nel centro storico e proprio in quel momento i killer sono entrati in azione. Belgiorno viene ritenuto vicino al boss Cesare Pagano. Belgiorno, in realtà, doveva uscire tra un anno ma l’avvocato difensore, Immacolata Carratore, ha ottenuto un ulteriore sconto di un anno in quanto Belgiorno è stato detenuto per un periodo di tempo nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dove ci sono problemi legati all’inquinamento e l’acqua non potabile. Da qui lo ‘sconto’ di un ulteriore anno.

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