Stanato uomo del clan Giannelli

Stanato uomo del clan Giannelli
Stanato uomo del clan Giannelli

NAPOLI – Era in Francia, precisamente a Nizza, quando i presunti complici sono stati condotti in carcere. L’eco del blitz è arrivata in Costa Azzurra nel giro di poco. Il tempo di organizzare il rientro a Napoli anche grazie all’ausilio di un avvocato penalista. Avvocato che avrà il duro compito di difenderlo da una serie di accuse molto gravi. Ciro Di Giulio Cesare, irreperibile dalla retata del 18 luglio, ora si trova in carcere. Il 23enne, considerato dalla Dda rampollo del clan Giannelli,martedì scorso si è consegnato alla polizia di Stato varcando la soglia della Questura di Napoli. E’ accusato di associazione di tipo mafioso, detenzione e porto di armi da fuoco, detenzione illecita di sostanze stupefacenti, danneggiamento, incendio e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti. Dopo le formalità di rito, gli agenti della Squadra Mobile hanno potuto eseguire nei suoi confronti l’ordinanza di custodia cautelare in carcere che, ventuno giorni prima, aveva colpito quelli che, secondo la Dda, sarebbero i protagonisti dell’ultima faida di camorra tra Cavalleggeri d’Aosta e Bagnoli. Innocente fino a sentenza definitiva, Di Giulio Cesare adesso è in carcere. Dalle indagini è emerso che il giovane era in Francia da qualche mese, prima ancora del blitz. 

Il pool anticamorra lo ritiene comunque un elemento di spicco del panorama malavitoso di Napoli ovest, nonostante la giovane età. Molto vicino al capoclan Alessandro Giannelli, il 23enne avrebbe rapidamente scalato le gerarchie della cosca di Cavalleggeri d’Aosta tanto da essere considerato dallo stesso boss “una persona della famiglia”. Un vero e proprio tuttofare della cosca, stando al profilo che emerge del giovane dall’ordinanza firmata dal gip Fabrizio Finamore.

Insieme agli altri indagati, Di Giulio Cesare viene indicato come un addetto alla piazza di spaccio, alla vendita al dettaglio di quantitativi di hashish e marijuana con consegna diretta della sostanza ai soggetti richiedenti ovvero con compiti di ricezione degli ordini degli acquirenti a mezzo del telefono e quali corrieri per la consegna anche in zone diverse dal principale punto di vendita stabilito dall’organizzazione alla via Cesare Fera, a Cavalleggeri D’Aosta. Nemico principale del gruppo, secondo la Dda, era il clan Esposito di Bagnoli, e nello specifico Massimiliano Esposito Junior, figlio del boss Massimiliano ’o scognato, col quale, in principio, Giannelli aveva un’intesa solida, sotto la bandiera dell’Alleanza di Secondigliano, più precisamente del clan Licciardi della Masseria Cardone. Di Giulio avrebbe, inoltre, detenuto una pistola Bruni New Police, calibro 8 mm-k, con colpo in canna, parzialmente modificata, che fu trovata in un locale di sua pertinenza lo scorso 18 novembre. Il ragazzo riceva ordini direttamente da Giannelli (che intanto era in cella a Voghera), che di lui si fidava ciecamente. “Come si è permesso di aver toccato una persona della famiglia?”, la frase pronunciata al telefono dal boss e intercettata dagli investigatori, con la quale il capoclan faceva riferimento a un’aggressione subita da una parente di Di Giulio Cesare. 

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