Strage di Capaci, Giovanni Brusca vuole scontare il resta della pena ai domiciliari. L’Antimafia è d’accordo: “Si è ravveduto”

Per l'antimafia Brusca "è ravvaduto" ma la cassazione vota no. Domani la decisione.

ROMA – Il killer della strage di Capaci, Giovanni Brusca, ha chiesto di scontare il resto della pena ai domiciliari. La Procura Nazionale Antimafia ha dato parere favorevole: “Si è ravveduto”. Per la procura generale presso la Suprema Corte, invece, il no è categorico, deve restare in cella e lo specifica nella requisitoria contro la difesa dell’ex boss che ne chiede i domiciliari in una località protetta. Domani ci sarà il verdetto degli “ermellini”.

Il caso

Brusca ha già scontato ventitré anni di carcere e secondo la Procura Nazionale Antimafia è fortemente “ravveduto”. Dunque forte di ciò Brusca richiama l’attenzione sulle parole dei pm e richiede di finire lo sconto di pena ai domiciliari. Oggi la prima sezione penale della corte di cassazione si riunirà per decidere se il ricorso è legittimo. Secondo i legali infatti nell’ultima richiesta del marzo scorso e nelle precedenti il tribunale di Sorveglianza di Roma non ha tenuto in considerazione le valutazioni del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho che dopo molti esiti negativi ha appoggiato l’ipotesi che il pentito sia detenuto in casa.

Le reazioni

Attualmente Brusca è detenuto nel carcere di Rebibbia. La notizia della richiesta ha scatenato subito la reazione di Maria Falcone, la sorella del giudice ucciso con la scorta nell’attentato di Capaci: “Resta un personaggio ambiguo, non merita altri benefici. Ricordo ancora che proprio grazie alla collaborazione con la giustizia ha potuto beneficiare di premialità importanti: oltre a evitare l’ergastolo per le decine di omicidi che ha commesso – tra questi cito solo quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido a 15 anni- ha usufruito di 80 permessi”.

Umberto Caiazzo




 

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