Le ‘talpe’ dei clan nei condomini

Foto Francesco Mazzitello/LaPresse20-11-2020 Filogaso, Vibo ValentiaCronacaDramma nel Comune di Filogaso, in provincia di Vibo Valentia. Gravissimo incidente sul lavoro, due operai che lavoravano su un ponteggio dell’alta tensione nei pressi della sede del Comune, sono rimasti folgorati.Nella foto: Vigili del Fuoco sul luogo dell'incidente

NAPOLI – Sono intorno a noi, mescolati alle nostre vite, vestiti con abiti ordinari e ordinati, al mattino ci salutano quando li incrociamo tra le scale o prima di infilarci in ascensore, sono seduti accanto a noi durante le infinite assemblee di condominio. Poi ci liquidano in fretta, ma di certo non per andare a cenare: basta un messaggio dal cellulare per spifferare i contenuti della riunione a chi di dovere. E’ questo l’ultimo sistema ideato dai clan di camorra che stanno virando sempre più sul Superbonus 110%, l’incentivo introdotto dal governo nel Decreto Rilancio nel maggio di due anni fa. Per giocare d’anticipo e accaparrarsi una fetta corposa degli aiuti di Stato (per i criminali, derubarlo in maniera pulita è un sogno), le cosche infiltrano gente fidata negli stabili di questo e quel quartiere del centro, soprattutto nella zona collinare (ormai in mano all’Alleanza di Secondigliano) dove la posta in gioco – calcolata in euro – è più alta: finita l’assemblea di condominio, all’esito della quale viene deliberato il via libera all’inizio dei lavori, gli specialisti delle estorsioni sono già al corrente di cosa accadrà. In quel palazzo arriveranno operai e impalcature. Quel palazzo diventerà un cantiere. In una sola parola: migliaia di euro da incassare senza alcun diritto. Sanno già dove andare a colpire, gli emissari delle organizzazioni criminali, grazie all’azione invisibile degli inquilini corrotti, grazie ai complici. Grazie al delinquente della porta accanto. E lo fanno senza indugio. Come è accaduto di recente a due imprenditori edili del Vomero che, però, hanno deciso di non piegarsi al racket, di non ‘sporcarsi’, di non essere complici della malavita organizzata, di non pagare il pizzo. Hanno scelto da che parte stare. Nei prossimi giorni – per uno di loro il countdown è fissato a mercoledì – riceveranno la giusta ricompensa. Ovvero uno striscione simbolico (“Questa impresa ha aderito al patto antiracket con le forze dell’ordine”, scritto a caratteri cubitali), la presenza di rappresentanti dell’Arma dei carabinieri e dei vertici di Sos Impresa, e un messaggio chiarissimo ai clan: non siamo disposti a tollerare la legge del racket.  Smantellato il circuito criminale, i clan potranno soltanto osservare da lontano lo svolgimento dei lavori di ristrutturazione edilizia. Ma quanto costa un’informazione?  Quanto costa sporcarsi la coscienza e improvvisarsi spie? Di sicuro, chi ha la bocca troppo aperta verrà retribuito. Difficile, al momento, parlare di cifre. Ma il lavoro degli inquirenti è finalizzato anche a scoprire i numeri della lotteria malavitosa e ricostruire, un anello alla volta, la catena del male. Non è da escludersi, comunque, che le talpe altro non siano che le prime vittime del sistema. Forse messe in un angolo dagli uomini di malavita e dintorni, forse minacciate, forse prede facili da stanare. O forse più semplicemente soggetti inclini all’illegalità, che non aspettavano altro che essere agganciati dai criminali per veder rivelata la propria natura.

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