Taiwan, un politologo Usa: “Ora Pechino alzerà i toni, ma non mi aspetto un’escalation”

Le parole di Ian Bremmer

MILANO – “Penso che siano state interpretate in una maniera più affilata di quanto in realtà fossero. Non so se Biden lo abbia fatto in maniera intenzionale. A me è sembrata più una gaffe. È chiaro, però, che Pechino doveva rispondere in modo secco. Probabilmente ci sarà un aumento della tensione, anche se non mi aspetto un’escalation pericolosa. In questa fase i cinesi hanno un sacco di problemi interni. In prospettiva il governo di Xi Jinping potrebbe reagire come ha sempre fatto quando pensava di aver subito un torto. Ci sarà un raffreddamento delle relazioni diplomatiche bilaterali. Gli americani dovranno fare uno sforzo per recuperare, mentre i cinesi continueranno a sottolineare la loro irritazione”, Lo dice in una intervista al Corriere della Sera il politologo statunitense Ian Bremmer, fondatore e presidente di Eurasia group, “La strategia americana si muove su un sentiero molto stretto. L’idea è costruire una coalizione partendo dalla formula del Quad, quindi con Giappone, India e Australia per contenere l’espansionismo cinese – afferma – Nello stesso tempo Biden insiste sulla contrapposizione tra le democrazie e le autocrazie, sulla necessità che la Cina rispetti i diritti umani. Come si vede ci sono già tante cose che non piacciono a Pechino. Ecco perché nell’Amministrazione c’è chi pensa che non fosse assolutamente necessario tirare fuori la questione di Taiwan in quei termini”.

Dal suo punto di vista, il viaggio di Biden in Asia ha raggiunto risultati positivi: “Il presidente ha rafforzato una risposta coordinata contro la Russia anche in questa sfera del mondo. Agli alleati europei si sono uniti l’Australia, il Giappone, perfino la Corea del Sud che collaborerà con gli americani anche nel settore della cyber security. È un fatto molto importante, per niente scontato”.

(LaPresse)

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