Tap, Di Maio: “Si rischiano penali da 20 miliardi”. Rabbia in Puglia

Alta tensione in un momento assai delicato per il governo. Dopo le proteste per l'accordo su Ilva, la decisione del governo di proseguire i lavori per la realizzazione del gasdotto che porterà il gas dall'Azerbaigian all'Europa

ROMA (LaPresse) – Contestazioni sul territorio, nuova bufera interna e alta tensione in un momento assai delicato per il governo. Dopo le proteste in Puglia per l’accordo su Ilva, è la decisione di andare avanti sulla Tap ad agitare il mondo a Cinque Stelle. A fare argine il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio, già nel mirino dopo l’attacco al numero 1 della Bce Mario Draghi.

L’affondo del M5S contro Conte

Un primo affondo arriva da tre parlamentari pentastellati, i senatori Lello Ciampolillo e Saverio De Bonis e la deputata Sara Cunial, che in una nota attaccano il premier: “Anche Conte sbaglia. Non ci possono essere penali, semplicemente perché non esiste alcun contratto tra Stato e Tap. Non ci possono nemmeno essere costi a carico dello Stato, semplicemente perché, non essendovi ad oggi il rispetto delle prescrizioni da parte di Tap, non vi può essere responsabilità dello Stato. Continuiamo ad avere fiducia nella magistratura”.

Di Maio ignorava l’esistenza delle penali

La replica arriva dalla Sicilia, precisamente da Scordia, dove proprio Di Maio prova a tamponare così: “Posso assicurare che non è semplice dover dire che sulla Tap ci sono delle penali per quasi 20 miliardi di euro. Ma così è, altrimenti avremmo agito diversamente. Noi non lo sapevamo, non ci hanno mai parlato delle penali”. Pressato dalla base, il capo politico segue la direzione tracciata dall’esecutivo e chiude ogni spiraglio, perché “non ci sono alternative” alla realizzazione del gasdotto che porterà dall’Azerbaigian all’Europa il gas.

Continua il braccio di ferro in Puglia

Il problema in Puglia però esiste, perché in campagna elettorale erano state fatte promesse diverse. Un esempio? Il pasionario Alessandro Di Battista aveva annunciato, tra gli applausi in un comizio. che “con il M5S al governo quest’opera in due settimane non si farà più. Ora però, ma la decisione era nell’aria da mesi, la Tap a Melendugno arriverà.

Ecco allora la rabbia nel Salento, con attivisti che hanno strappato la tessera elettorale su Facebook e il comitato No Tap durissimo. “Non potete nascondervi dietro una frase ‘sono No Tap’ e dicendo che le autorizzazioni date sono legittime, di fatto, scaricando le responsabilità ad altri. Se avete le palle come le stelle rimettete il vostro mandato! DIMETTETEVI!”, è infatti l’attacco sui social al governo giallo-verde.

Il movimento No Tap si mette in moto

Il Movimento No Tap annuncia anche una “mobilitazione generale contro il Governo Conte”, con appuntamento domenica 28 ottobre a San Foca, nella marina di Melendugno. Nel mirino ovviamente finisce anche la ministra per il Sud Barbara Lezzi, con Forza Italia che si unisce ai comitati contro il gasdotto per chiederne le dimissioni. Intanto anche su un’altra grande opera come la Tav la sindaca di Torino Chiara Appendino insiste sul no alla realizzazione. Di Maio ufficialmente concorda, ma la base piemontese del Movimento è in fibrillazione. La ferita in Salento non si rimarginerà in fretta per questo popolo.

di Alessandro Banfo

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome