Papa: “In Occidente si torna a erigere muri anziché ponti”

Il pontefice ammonisce i portatori di odio

LP / AFP PHOTO / Andreas SOLARO

Milano (LaPresse) – “La rottura con il passato divenne l’imperativo categorico di una generazione che riponeva le proprie speranze in una rivoluzione delle strutture capace di assicurare maggiore autenticità di vita. Tanti credenti cedettero al fascino di tale prospettiva. E fecero della fede un moralismo che, dando per scontata la Grazia, si affidava agli sforzi di realizzazione pratica di un mondo migliore”. Così Papa Francesco in un messaggio inviato agli organizzatori, ai volontari e ai partecipanti al XXXIX Meeting per l’amicizia fra i popoli.

“Per questo – prosegue il Pontefice – è significativo che, in quel contesto, a un giovane tutto preso dalla ricerca delle “forze che dominano la storia”, Don Giussani disse così: ‘Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice’. Con queste parole lo sfidava a verificare quali siano le forze che cambiano la storia, alzando l’asticella con cui misurare il suo tentativo rivoluzionario”.

Il pontefice ammonisce i portatori di odio

“Che ne è stato di tale tentativo? Che cosa è rimasto di quel desiderio di cambiare tutto? Non è questa la sede per un bilancio storico, ma possiamo riscontrare alcuni sintomi che emergono dalla situazione attuale dell’Occidente. Si torna ad erigere muri, invece di costruire ponti. Si tende ad essere chiusi, invece che aperti all’altro diverso da noi. Cresce l’indifferenza, piuttosto che il desiderio di prendere iniziativa per un cambiamento. Prevale un senso di paura sulla fiducia nel futuro. E ci domandiamo se in questo mezzo secolo il mondo sia diventato più abitabile”, afferma il Santo Padre.

Il titolo del Meeting – ‘Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice’ -, riprende un’espressione di Don Giussani e fa riferimento a quella svolta cruciale avvenuta nella società intorno al Sessantotto, i cui effetti non si sono esauriti a cinquant’anni di distanza, tanto che Papa Francesco afferma che «oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca»”, ricorda il Pontefice. “Questo interrogativo riguarda anche noi cristiani, che siamo passati attraverso la stagione del ‘68 e che ora siamo chiamati a riflettere, insieme a tanti altri protagonisti, e a domandarci: che cosa abbiamo imparato? Di che cosa possiamo fare tesoro?”, aggiunge.

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