Elezioni in Turchia, Erdogan: “Da noi lezione di democrazia al mondo”

Le dichiarazioni del riconfermato presidente turco

Foto Adem Altan / AFP in foto Erdogan

Istanbul (LaPresse/AFP) – “La Turchia ha dato al mondo una lezione di democrazia”. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan rivendica la vittoria nelle elezioni presidenziali e parlamentari – oggi contestate in Turchia -, aprendo di fatto la strada a un nuovo mandato di 5 anni con un significativo aumento di poteri. “I risultati non ufficiali delle elezioni sono chiari. La nostra nazione mi ha affidato la responsabilità di presidente della Repubblica“, ha dichiarato a scrutinio in corso. “Con un tasso di partecipazione di quasi il 90 per cento, la Turchia ha dato al mondo una lezione di democrazia“, ha sottolineato Erdogan.

Veleggia verso la riconferma il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Una vittoria per ‘il sultano’ sia alle presidenziali sia alle legislative. Un voto storico per il Paese perché, dopo la riforma costituzionale dell’anno scorso, chi vince diventa ora ‘super-presidente’ con in mano l’esecutivo e un Parlamento molto dimensionato. A due terzi dello scrutinio Erdogan è al 54.17% mentre il suo principale rivale, il socialdemocratico Muharrem Ince, sfiora il 30%. Un risultato, per il presidente, di molto inferiore rispetto alle prime stime che lo davano vincente con oltre il 60%. In effetti i primi voti arrivavano dalle province del Mar Nero e dell’Annatolia, i feudi governativi. A fare differenza saranno le schede provenienti dalle grandi città. La capitale Ankara in primis, e poi Istanbul e Smirne che già al referendum costituzionale avevano voltato le spalle al presidente.

La denuncia di brogli da parte dell’opposizione)

L’opposizione non sembra disposta a cedere le armi. Ancora prima dell’apertura delle urne, ha denunciato pesanti brogli. L’obiettivo dichiarato dei partiti di opposizione è trascinare Erdogan al secondo turno, portandolo sotto il 50%. Al ballottaggio infatti il presidente uscente si ritroverebbe contro i voti di cinque diversi candidati (Meral Aksener del partito di destra nazionalista Iyi ora al 7.48%, Temel Karamollaoglu del ‘Partito della felicità’ Sp islamo-conservatore allo 0,91%, Dogu Perinçek del Partito patriottico ‘Vatan’ allo 0.2% e Selahattin Demirtas del partito filocurdo Hdp al 7.13%). Di estrazione diversissima ma uniti nell’opporsi all’uomo che da 16 anni incarna il potere in Turchia.

Per quanto riguarda le legislative Erdogan dovrebbe mantenere la maggioranza assoluta. La coalizione dell’Akp del presidente, insieme ai nazionalisti del Mhp, è al 55.74%, mentre al 21,6% è invece il socialdemocratico Chp, in alleanza con il nazionalista Ivy e l’islamista Saadet (in totale raggiungono quasi il 33%).

Gli scenari dell’elezione

E, con buona pace del presidente, il partito filocurdo Hdp, messo al bando, potrebbe addirittura entrare in Parlamento superando il 10%. E mettendo così a rischio la maggioranza assoluta di Erdogan. Il candidato dell’Hdp, Selahattin Demirtas, è stato costretto addirittura a fare una campagna elettorale da una cella. Accusato di attività ‘terroristiche’, è infatti in carcere dal 2016.

In quasi 16 anni al potere, Erdogan è diventato il più potente leader turco dalla fondazione della Repubblica, trasformando il Paese a colpi di mega-progetti per le infrastruttura e rendendo Ankara in attore diplomatico chiave. Ma i critici accusano il ‘sultano’, 64 anni, di una deriva autocratica, in particolare dopo il tentativo di golpe nel luglio 2016, seguito da purghe di massa con cui sono stati colpiti gli avversari politici e i giornalisti.

Valentina Innocente

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