Tra Sinistra e Articolo 1 è divorzio. De Cristofaro: “Non andrò nel Pd”

L’ex sottosegretario: “Noi contro il governo Draghi, no al tutti dentro”

Riposizionarsi per avere maggiori possibilità di elezione alle prossime Politiche, lo fanno tutti, ma non Sinistra Italiana. A parlarne con Cronache è l’ex sottosegretario al ministero dell’Istruzione Peppe De Cristofaro.

I partiti sono in costante movimento, Leu-Art1 parteciperà alle agorà del Pd e sembra questo sia un primo passo per rientrare tra i dem. E’ possibile che Sinistra Italiana scelga un percorso simile?

Noi abbiamo scelto di essere forza di opposizione al governo Draghi, ma abbiamo sempre detto che siamo favorevoli a lavorare alla costruzione di una coalizione come quella del Conte due con Pd-M5S-Leu che ha funzionato in città come Napoli, Bologna, Milano e Torino. Non confluiremo nel Pd. Non parteciperemo alle agorà democratiche e la nostra intenzione resta quella di far crescere SI che resterà un partito autonomo.

Quindi alle prossime Politiche ci sarà il vostro simbolo?

Parteciperemo alle Politiche come Sinistra italiana e saremo alleati di Pd, M5S e Leu. Lo faremo consapevoli di essere un partito piccolo che ha l’ambizione di crescere e non di confluire in un partito più grande. Trovo che sia legittimo che Leu-Art1 pensi ad una ricomposizione, non so se è così, ma non ci sarebbe nulla di strano. Leu esiste solo come gruppo parlamentare, inizialmente si componeva di due gambe Art1 composta da chi viene dalla storia dem e SI che viene da Sel. Non siamo parte del Pd, noi siamo altro.

Come ha detto, lo schema della coalizione a cui pensa è quello del Conte due: quanto spazio e quale peso pensa che avrete?

E’ chiaro che in politica contano i rapporti di forza, noi cercheremo di puntare su aspetti programmatici propri di sinistra come la lotta alle disuguaglianze che, in questi anni di pandemia, si sono accentuate e che in Italia, come nel resto del mondo, hanno raggiunto livelli inaccettabili. Non è un caso che si stia raccogliendo le firme per una proposta di legge popolare che punta a rivoluzionare il fisco nel senso che si punta ad introdurre il meccanismo della progressività e, nel nostro schema, pagherà meno chi vive in condizioni difficili. Per noi questo deve essere il faro della coalizione che si costruirà così come si costruiranno luoghi di confronto e un programma con pochi punti ma ampiamente condivisi.

Se si andasse al voto con una nuova legge elettorale correreste il rischio, con un ipotetico innalzamento della soglia di sbarramento, di non entrare in Parlamento…

Non credo che si andrà a votare con una legge elettorale diversa. Nel caso probabilmente si dovrà ragionare in un altro modo. Ma, ripeto, mi sembra difficile che l’attuale parlamento la cambi individuando una legge funzionale a tutti i partiti. Se accadesse auspico si garantisca la rappresentatività prima delle governabilità di cui si parla da vent’anni. Credo sia importante che partiti che sono al di sotto della soglia del 5%, di cui si è parlato in passato, e che rappresentano migliaia di cittadini trovino spazio in Parlamento. E’ innanzitutto una questione di democrazia.

Rappresentatività che viene meno quando ci si trova davanti il governo di tutti a Roma, ma anche in Campania e a Napoli con il conseguente annullamento del ruolo dell’opposizione…

La democrazia vive sulla maggioranza di governo ma anche sull’opposizione, quando questa viene meno è proprio la democrazia ad uscirne depotenziata. Una coalizione composta da tutto e il contrario di tutto prima o poi presenta elementi di difficoltà. Siamo sempre più convinti di aver fatto bene a non appoggiare Draghi che è il governo in cui convivono forze politiche che la pensano diversamente su tutto e che, dal mio punto di vista, non è giustificabile neanche in emergenza. Per quanto riguarda Napoli, Manfredi è una personalità prestigiosa ed è stato giusto puntare su lui, ma è chiaro che una coalizione così larga mi dà qualche elemento di preoccupazione poiché possono esserci spinte che vanno in direzioni diverse.

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