Trevi giù in Borsa, la famiglia Trevisan porta il cda in tribunale

Oggi, invece, le azioni pagano il nuovo scontro e perdono il 2,54% a 0,249 euro

MILANO – La famiglia Trevisan ha presentato ricorso contro il cda del gruppo Trevi al tribunale di Bologna “per irregolarità poste in essere dagli amministratori e dai sindaci” nell’ambito dell’aumento di capitale. E avanza una “richiesta di nomina di amministratore giudiziario”.

La famiglia potrebbe perdere il controllo dell’azienda

La famiglia, che tramite Trevi Holding detiene il 31,8% della società delle costruzioni, perderebbe definitivamente il controllo dell’azienda se il consiglio andasse avanti con la manovra di rafforzamento patrimoniale diluitiva approvata nella riunione del 17 luglio dal consiglio, che risponde per le rime. Parlando di “iniziativa illegittima, destituita di qualsiasi fondamento sia nei fatti che giuridicamente, nonché viziata da un palese conflitto di interessi”.

Il conflitto di interessi

Infatti, afferma il gruppo Trevi, l’azione dei Trevisan sarebbe “viziata da un palese conflitto di interessi. In quanto chiaramente volta a pregiudicare la manovra finanziaria e dell’operazione di ricapitalizzazione della società condivisa con i principali azionisti. E con le banche creditrici che ne garantiranno il buon esito e positivamente accolto dal mercato”. In effetti, a seguito della luce verde del board all’operazione, ieri il titolo di Trevi è salito a Piazza Affari quasi del 5%.

Titolo in ribasso a Pizza Affari

Oggi, invece, le azioni pagano il nuovo scontro e perdono il 2,54% a 0,249 euro. Il cda del gruppo Trevi prende la palla al balzo e fa notare “la gravità” delle accuse di illegittimità da parte di Trevi Holding che potrebbero avere “effetti distorsivi” sul valore del titolo. E ha già dato incarico ai propri legali per procedere a “tutte le iniziative” a tutela “dei propri interessi e degli interessi della totalità degli azionisti e di tutti gli stakeholder”.

La manovra di salvataggio

La manovra finanziaria di salvataggio, che il cda spera di avviare entro il 2020, è piuttosto complessa e prevede un aumento di capitale in opzione ai soci per un importo di 130 milioni di euro, garantito per 77,4 milioni di euro dagli azionisti Fsi Investimenti – attualmente nel capitale con il 16,85% – e Polaris Capital – che detiene il 10% – e per la parte residua coperto dalle banche finanziatrici. Istituti ai quali sarà riservato un ulteriore aumento fino a 63,1 milioni.

Mentre è previsto anche un terzo aumento, fino a 20 milioni, a servizio dell’emissione di ‘loyalty warrant’ quotati di tipo europeo. La manovra si completa poi con nuova finanza per cassa per 41 milioni, proventi netti dalla dismissione delle attività dell’Oil&Gas in favore di Meil. E con nuove linee di credito per firma a supporto del piano per un importo massimo di circa 200 milioni.

(AWE/LaPresse/di Lorenzo Allegrini)

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