Il vecchio trucco dei due poliziotti non funzionerà per sempre

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse 13-02-2019 Roma Politica Camera dei Deputati. Question Time Nella foto Luigi Di Maio, Matteo Salvini Photo Fabio Cimaglia / LaPresse 13-02-2019 Roma (Italy) Politic Chamber of Deputies. Question Time In the pic Luigi Di Maio, Matteo Salvini

Sarà solo un’impressione, ma questo nuovo battibecco tra i leader dei due partiti di governo da una parte e il ministro delle Finanze dall’altra sembra l’ennesima recita a scopo elettorale. Il solito giochetto al quale Salvini e Di Maio, in perenne campagna elettorale, ci hanno ormai abituato, quello del poliziotto buono e quello cattivo.
Sui migranti Salvini fa il duro e puro, i 5 Stelle cercano di spacciarsi per il “volto umano del governo”. Sul tema della Tav sono i grillini a fare gli inflessibili, mentre Salvini corre a tranquillizzare chi spera nell’avvio dei lavori. Ognuno consolida (o almeno crede di farlo) così la fiducia del proprio elettorato e scarica sull’altro la responsabilità del tradimento del proprio mandato.
“Io volevo, ma quell’altro me l’ha impedito”. E così alla fine fanno quello che vogliono. Nella Lega quello che vuole Salvini o al massimo Giorgetti. Nel Movimento 5 Stelle non si sa. Una società privata, probabilmente, i cui vertici decidono quando vale la pena di interpellare la piattaforma Rousseau, come vanno formulati i quesiti e quando adottare decisioni d’imperio.
Sui conti la questione è un po’ più delicata. Si sono resi conto di averla fatta grossa. In un’Italia che cade letteralmente a pezzi, con autostrade che crollano, ospedali al collasso, mancanza di infrastrutture, disoccupazione, famiglie che non arrivano alla fine del mese, imprese e negozi che chiudono, ci hanno fatto credere che ci avanzavano pure i soldi da dare a pioggia ai disoccupati.
Ci hanno fatto credere che già da marzo sarebbero arrivati 750 euro al mese a chi cerca lavoro e che a ognuno sarebbero arrivate tre offerte di impiego di cui almeno una a tempo indeterminato. Poi hanno fatto slittare tutto a aprile, poi aprile è arrivato e si è parlato di maggio. Intanto i rapporti sullo stato di salute dell’economia italiana sono sempre più preoccupanti.
Insomma, se la stanno finalmente facendo sotto e questa è una buona notizia. Hanno capito che se non fanno qualcosa anche loro potrebbero essere costretti a fare domanda per il reddito di cittadinanza. Con l’unica differenza che loro lo sanno già che è tutto un bluff. Per il momento, la loro reazione è stata la stessa dei vecchi politici che i grillini additavano come la causa di tutti i mali.
Non si sente parlare di strategie, di ricette per farci uscire dal pantano. Da una parte si sente parlare di riduzione delle tasse, come ai tempi di Berlusconi. Dall’altra si tira fuori dalla soffitta l’evasione fiscale. Un evergreen. “In Italia c’è l’evasione fiscale”. Come dire: la colpa è vostra. E quindi, è il concetto che viene subito dopo, “non vi meravigliate se saremo costretti a prenderci i pochi soldi che vi sono rimasti”.
Perché statene certi, la loro incompetenza non la pagheranno i grandi evasori. Quelli se la cavano sempre. Continuano a evadere. Oppure, come per MPS, si fanno prestare centinaia di milioni di euro dalle banche, non li restituiscono, gli istituti rischiano il crac e il governo interviene coi soldi dei cittadini per “tutelare i piccoli risparmiatori”. E’ successo con Renzi, è accaduto di nuovo con i 5 Stelle per la Carige.
In questa nuova diatriba il poliziotto cattivo è Giovanni Tria. Lui è il tecnico, quello che pallottoliere alla mano ti mette di fronte all’ineluttabile. Di Maio e Salvini sono i buoni. Quelli che si ribellano alla fredda logica dei numeri per far valere le ragioni del cuore. Se non riusciranno, la colpa sarà della matematica. E degli italiani, naturalmente, popolo di evasori che da qualche parte nascondono ancora qualche spicciolo.

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