Ucraina, attesa per Orban in Vaticano: oggi prima udienza dal Papa in presenza

Oggi la prima udienza generale in presenza dopo due anni di pandemia, domani l'attesa per l'incontro con il premier ungherese Victor Orban che fa ipotizzare un nuovo, concreto, tentativo da parte della diplomazia vaticana di far riprendere i negoziati di pace.

Omer Messinger / AFP LaPresse in foto Viktor Orban

CITTA’ DEL VATICANO – Oggi la prima udienza generale in presenza dopo due anni di pandemia, domani l’attesa per l’incontro con il premier ungherese Victor Orban che fa ipotizzare un nuovo, concreto, tentativo da parte della diplomazia vaticana di far riprendere i negoziati di pace. Orban, alla sua prima visita ufficiale all’estero dopo le elezioni del 3 aprile, è tra i leader europei più vicini a Mosca ma, nelle scorse settimane, si è chiamato fuori dal conflitto, condannando l’aggressione all’Ucraina, spendendosi personalmente con il presidente russo per chiedere il cessate il fuoco, seppur opponendosi al transito sul suolo ungherese di armi destinate alla Resistenza di Kiev.

Oggi, con la nuova offensiva di Putin a est dell’Ucraina, Mariupol sotto le bombe e l’ultimatum scaduto, l’esigenza di perseguire una strada diplomatica per la risoluzione del conflitto si fa inesorabilmente più urgente. Da qui, presumibilmente, la necessità di chiedere udienza in Vaticano.

Non c’è pace, letteralmente. Dopo due anni di pandemia, all’angoscia del Covid si è dunque aggiunta quella del conflitto in Ucraina. Oggi Papa Francesco ha tenuto l’udienza generale del mercoledì in una piazza San Pietro gremita da circa 20mila fedeli, accorsi da ogni parte del mondo per assistere a un momento di solennità liturgica ma anche di voglia di tornare alla normalità dopo le restrizioni dovute al Covid. Il Pontefice, arrivato a bordo della ‘papa-mobile’ scoperta, ha quindi salutato e benedetto i pellegrini accorsi in piazza per vivere un evento che l’ultima volta, all’aperto, è stato celebrato il 26 febbraio 2020.

Sono passati poco più di due anni da quel 27 marzo del 2020 quando, in una piazza San Pietro deserta e sotto una pioggia scrosciante, Papa Francesco – in emblematica solitudine – invocava l’intervento divino contro il Covid davanti al Crocifisso miracoloso di San Marcello. Lo ha ricordato lui stesso lo scorso lunedì dell’Angelo, davanti a 50mila adolescenti: “Questa piazza attendeva da tempo di riempirsi della vostra presenza, dei vostri volti e del vostro entusiasmo”, ha esordito il Pontefice nel suo discorso, ricordando che “due anni fa, il 27 marzo, venni qui da solo per presentare al Signore la supplica del mondo colpito dalla pandemia”.

Quel giorno, in una piazza San Pietro avvolta in un’atmosfera surreale, il Santo Padre mormorò: “Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti”. Parole ancora tristemente attuali.

di Giusi Brega

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