Ucraina: sale la tensione Conte-Draghi su aumento spesa armi, maggioranza spaccata e timori per il Governo

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Roma Nella foto Giuseppe Conte, sullo schermo Mario Draghi

ROMA – La questione dell’aumento delle spese militari spacca la maggioranza di Governo e mette a rischio la tenuta del Governo. Non bastassero i segnali emersi negli ultimi giorni, oggi sale anche la tensione ‘al vertice’, tra il premier Mario Draghi e il leader della prima forza in Parlamento, il presidente del M5S Giuseppe Conte: quest’ultimo non intende fare passi indietro e giudica “inaccettabile” l’aumento delle spese; Draghi conferma invece “l’impegno preso nei confronti della Nato”.

Posizioni inconciliabili, tra le quali non si intravede una sintesi. Si vedono benissimo invece le fibrillazioni all’interno della maggioranza, col Pd schierato per confermare l’ordine del giorno già votato alla Camera e l’asse M5S-Lega che potrebbe ricompattarsi sul no all’incremento delle spese per la difesa. I senatori 5 stelle ne discutono da ieri sera, in una serie di riunioni. Questa mattina spunta addirittura l’idea – a quanto apprende LaPresse da fonti parlamentari – di proporre un proprio odg che impegni il Governo a non aumentare la spesa militare, che andrebbe dunque in direzione contraria a quello già votato alla Camera e che prevedeva l’incremento delle spese per la difesa fino al 2% del Pil.

L’ex capo politico Vito Crimi spiega che questo odg andrebbe “esattamente nella direzione proposta dal presidente Giuseppe Conte: in questo momento la priorità va ad altre spese”, come il caro-bollette e il caro-energia, “altrimenti i cittadini non capirebbero”. Ma è il leader M5S in persona a stoppare l’iniziativa per “evitare forzature con il Governo e il resto della maggioranza”, precisano a LaPresse fonti qualificate, sottolineando però che “i senatori voteranno ‘no’ a un ordine del giorno analogo a quello approvato alla Camera, qualora venisse ripresentato anche a Palazzo Madama”.

Non cambia molto, dunque. E molti senatori pentastellati si dicono preoccupati per l’agitazione delle altre forze di maggioranza e per gli eventuali effetti sulla tenuta del Governo. Uno di essi fa notare con apprensione che “se Fdi dovesse ripresentare un odg identico a quello della Camera, e il Governo desse parere favorevole, noi voteremmo contro e l’Esecutivo rischierebbe di andare sotto”.

La circostanza puntualmente si verifica: con un ordine del giorno a firma della senatrice Isabella Rauti, Fratelli d’Italia chiede al governo un impegno “a dare seguito all’ordine del giorno approvato a maggioranza alla Camera dei Deputati lo scorso 16 marzo nonché alle dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio, in merito alla necessità di incrementare le spese per la Difesa puntando al raggiungimento dell’obiettivo del 2 per cento del Pil”.

La palla torna nel campo della maggioranza e del Governo, e la tensione sembra destinata a salire. La capogruppo del Pd alla Camera, Deborah Serracchiani parla di “una scelta delicata per tutti, anche per noi”, ma “in questo momento non puoi permetterti di mettere in difficoltà un Governo che sta affrontando dei passaggi delicatissimi”.

L’invito diretto a Conte cade però nel vuoto: “Non saremmo all’altezza della nostra Costituzione” se, “invece di intervenire con investimenti urgenti sulle emergenze per aiutare imprese e famiglie in difficoltà, noi scegliessimo la strada di interventi massici in spese militari. Questa per noi è una scelta inaccettabile”, ribadisce intervenendo in collegamento al 17esimo Congresso nazionale Anpi. Ma il premier Mario Draghi, da Bruxelles, sembra altrettanto irremovibile: “Ho ribadito l’impegno che hanno preso tutti gli altri governi nei confronti della Nato. Noi abbiamo questo impegno che è storico e continueremo ad osservarlo”. I margini per una soluzione sembrano strettissimi.(LaPresse)

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