Ue, nella corsa per la prossima Commissione guadagna punti ‘Mister Brexit’

Ci vorrà tempo per trovare un accordo, Tusk ne è consapevole: nel 2014 ci vollero quattro summit in quattro mesi per trovare un consenso su tutte le cariche europee

(Photo by FREDERICK FLORIN / AFP)

BRUXELLES – Otto mesi fa fu proprio lui ad annunciare che avrebbe rinunciato a candidarsi alla presidenza della Commissione europea perché troppo impegnato nei negoziati con la Brexit. Ma ora che le trattative con la Gran Bretagna sono di fatto congelate, Michel Barnier ne approfitta per incontrare i capi di stato e di governo nelle varie città europee.

L’ascesa di Michel Barnier

A due settimane dalle elezioni si è recato a Malta, in Croazia e in Germania, ufficialmente per parlare di Brexit, certo, di fatto per presentare la sua visione d’Europa su immigrazione, economia digitale, ambiente e politica estera. “Non sono candidato, ma devo poter dire quello che penso e non agire da spettatore”, ha dichiarato all’Università tecnica di Monaco di Baviera.

Europee, la Germania al voto

Un vero sgambetto al tedesco Manfred Weber che viene proprio da Monaco. Capogruppo dei popolari al Parlamento europeo, Weber è il candidato ufficiale del centro-destra europeo alla presidenza della Commissione. Ed è stato investito dal congresso del Partito popolare europeo a novembre, quello stesso congresso a cui Barnier aveva rinunciato. Ma i tempi sono cambiati, il francese Barnier ha rappresentato l’Europa unita nel caos delle trattative con Londra e questo lo ha rilanciato politicamente.

Al vertice europeo di Sibiu, le trattative sono già cominciate. In Romania, il presidente francese Emmanuel Macron ha espressamente bocciato il sistema degli “Spitzencandidaten”, che consente ai partiti politici europei di nominare un candidato che sia poi eletto presidente della Commissione in base ai risultati delle elezioni europee.

Le forze politiche hanno scelto su chi puntare

Anche gli altri gruppi politici hanno selezionato i loro candidati: i socialisti puntano sull’olandese Frans-Timmermans, vicepresidente della Commissione; i liberali sulla danese Margrethe Vestager, commissaria europea alla concorrenza; i verdi sull’eurodeputata tedesca Ska Keller; i conservatori e riformisti hanno scelto il ceco Jan Zahradil; la sinistra unita punta sul belga Nico Cué. Ma la vera battaglia sarà interna al centro-destra, a cui appartengono sia Barnier che Weber.

I popolari vinceranno le elezioni, ancora una volta, ma perderanno consensi ed avranno bisogno di alleati per formare una maggioranza che sostenga il prossimo presidente della commissione. Già all’interno del centro-destra, Weber non potrà contare sugli ungheresi di Fidesz, il partito di Orban, sospeso dal gruppo popolare per le scelte di governo ungherese, diventate imbarazzanti per i popolari stessi.

Il ruolo degli eurodeputati di Macron

Ago della bilancia saranno gli eurodeputati di Macron che al momento non sono schierati con alcun partito politico. Ma cercano di creare alleanze centriste e dialogano con gli spagnoli di Ciudadanos, con gli olandesi di Democrats 66 e in Italia con i renziani. Macron non ha ufficialmente investito Michel Barnier, ma secondo diverse fonti europee, punta ad avere proprio un francese a capo della Commissione europea. Una carica a cui comunque ambisce anche la Germania, che non ha ottenuto quell’incarico dal lontano 1967. Un fedelissimo di Angela Merkel, l’eurodeputato Elmar Brok, ha infatti ammonito chiaramente: “Il candidato dei popolari è Manfred Weber”.

La carriera politica di Barnier

Barnier ha dalla sua l’esperienza di due mandati come commissario europeo al mercato interno e alla politica regionale, e come ministro degli Esteri, ma pesano i suoi 68 anni. I leader europei potrebbero preferirgli qualcuno più giovane, per dare un segnale di rinnovamento generazionale all’opinione pubblica europea. Ci vorrà tempo per trovare un accordo, Tusk ne è consapevole: nel 2014 ci vollero quattro summit in quattro mesi per trovare un consenso su tutte le cariche europee, per questo il presidente del Consiglio europeo ha convocato i capi di Stato e di Governo il 28 maggio, all’indomani delle elezioni europee.

(LaPresse/di Margherita Sforza)

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