Usa, negò torta per nozze gay: Corte suprema dà ragione a pasticcere

La Corte suprema degli Stati Uniti si è pronunciata a favore di un pasticcere del Colorado, Jack Phillips, che aveva rifiutato di preparare una torta per celebrare il matrimonio di una coppia gay.

(150626) -- WASHINGTON (Xinhua) -

Washington (Usa), 4 giu. (LaPresse/AFP) – La Corte suprema degli Stati Uniti si è pronunciata a favore di un pasticcere del Colorado, Jack Phillips, che aveva rifiutato di preparare una torta per celebrare il matrimonio di una coppia gay. L’uomo ha motivanto la sua decisione con l’obiezione di coscienza di natura religiosa. L’Alta corte ha ribaltato la decisione della Commissione per i diritti civili del Colorado, che lo aveva confermato il dovere di servire tutti i suoi clienti indipendentemente dal loro orientamento sessuale: per i giudici in precedenza erano stati trascurati i diritti religiosi del commerciante.

Il caso di Jack Phillips ha sollevato grandi polemiche ed è diventato un emblema delle divisioni nella società americana. Un dibattito in cui sono in gioco principi come la libertà religiosa, l’uguaglianza sessuale e libertà di espressione, tutti tutelati dal primo emendamento del Costituzione Usa. Tutto è partito dalla denuncia di due uomini, Dave Mullins e Charlie Craig.

I fatti 

Il 19 luglio 2012 i due promessi sposi erano entrati nella pasticceria ‘Masterpiece Cakeshop’ alla periferia di Denver per ordinare una torta, ricevendo un rifiuto da parte del signor Phillips.I coniugi hanno quindi fatto causa ai sensi della legge del Colorado che proibisce la discriminazione negli esercizi pubblici. I tribunali di grado inferiore hanno dato loro ragione. Per gli avvocati del pasticcere, non si tratterebbe invece di una discriminazione perché la torta nuziale. Quindi a differenza di qualsiasi altro dolce, rappresenterebbe l’istituzione del matrimonio. Sarebbe quindi nei diritti religiosi dell’uomo quello di rifiutarsi di prepararla per una coppia omosessuale.

Con un voto di 7 a 2 i giudici della Corte suprema hanno ritenuto che nei primi gradi di giudizio il pasticcere non si sia potuto difendere in una situazione di sufficiente “neutralità”, che ci sia stata una “ostilità” nei suoi confronti a causa del suo credo religioso. La sentenza era molto attesa. Se da un lato non ha rappresentato l’affermazione assoluta della priorità dei diritti religiosi, come alcuni si aspettavano, è comunque una vittoria per Jack Phillips, che lascia aperti molti interrogativi sull’interpretazione dei diritti costituzionali in gioco.

“È un’enorme vittoria per i diritti religiosi dei cittadini”, ha commentato Mat Staver, presidente dell’organizzazione conservatrice Liberty Counsel. “Le persone non possono essere costrette a trasmettere un messaggio che vìola la loro coscienza”. L’American Civil Liberties Union, che rappresenta la coppia omosessuale, ha ribadito che la Corte Suprema si è pronunciata solo in parte a favore del pasticciere, senza istituire di fatto deroghe o sancire il diritto all’obiezione di coscienza per i commercianti per motivi religiosi.

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