Violenza sulle donne, la Corte di Strasburgo condanna l’Italia: non ha protetto vittima

La Corte Europea per i Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha condannato l'Italia per non aver protetto una donna, vittima di violenze da parte del partner, e il figlio di un anno, ucciso dall'uomo nel 2018.

(Photo by Frederick FLORIN / AFP)

MILANO – La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha condannato l’Italia per non aver protetto una donna, vittima di violenze da parte del partner, e il figlio di un anno, ucciso dall’uomo nel 2018.

Il caso su cui si è espressa la Corte è quello di Annalisa Landi e del piccolo Michele, accoltellato a Scarperia, in provincia di Firenze, dal padre Niccolò Patriarchi mentre era tra le braccia della madre. Presente al momento dell’omicidio anche l’altra figlia di 7 anni della coppia che si salvò perché la madre le fece da scudo.

Secondo quanto si legge nella sentenza emessa dalla Corte, “l’inerzia delle autorità” che “erano venute erano venute meno al loro dovere di condurre un’immediata e valutazione proattiva del rischio di reiterazione degli atti violenti” nei confronti della donna e del figlio “aveva consentito al partner di continuare a minacciarla, molestarla e aggredirla impunemente” fino ad arrivare all’omicidio del figlio. Per i giudici di Strasburgo in particolare, “le autorità erano rimaste passive di fronte al grave rischio di maltrattamenti” della donna che era già stata vittima di violenze, prima dell’ultima aggressione che costò la vita al figlio di solo un anno.

La donna, ricorda la Corte nel riassumere i fatti di allora, non sapeva dei disturbo bipolare del compagno che lo portava ad avere “cambiamenti d’umore accompagnati da impulsività, irritabilità e un comportamento estremamente violento”.

Secondo quanto si legge nella ricostruzione della Corte, la donna era stata vittima di almeno 4 gravi aggressioni che avevano portato a interventi della Polizia e a un procedimento contro l’uomo con l’accusa di violenza domestica ma “senza ordini per la protezione della signora Landi e dei bambini durante la fase investigativa” nonostante fosse stata riconosciuta la “pericolosità sociale” dell’uomo dovuta alla sua malattia mentale.

Il quarto e ultimo attacco è avvenuto nel settembre 2018, quando Patriarchi “era stato disturbato dal rumore causato dal suo figlio e da una telefonata arrivata alla donna”, e si era prima scagliato contro la figlia, prendendola per i capelli e gettandola contro il muro per poi aggredire con un coltello la donna “pugnalandola al viso e al corpo”. A quel punto lei era caduta a terra con il figlio Michele che le si era messo accanto: l’uomo allora avrebbe accoltellato più volte il piccolo, uccidendolo. Nell’ottobre 2019 Patriarchi era stato condannato a 20 anni di reclusione.

Di Lorena Cacace

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