Violenza sulle donne, Zaia sulle molestie nel treno: “Servono leggi più severe”

Le parole del presidente veneto

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse Nella foto: Luca Zaia

MILANO – “Ha visto i video? Ha visto le immagini? Come si fa a non farsi ribollire il sangue?”. Così il presidente del Veneto, Luca Zaia, in un’intervista al Corriere della Sera, parla delle violenze avvenute nei giorni scorsi a danno di sei ragazze su un treno nella zona del Garda. “Inutile lamentarsi dei magistrati e di come interpretano le leggi. Qui sono le leggi che non devono lasciare scampo”, sottolinea Zaia.

Che aggiunge: “Non mi importa se questa gente era italiana, di prima o di ventesima generazione. Certo, la giornata di follia l’avevano chiamata ‘L’Africa in Italia’ e i molestatori sul treno gridavano ‘le donne bianche qui non salgono’. Ma il punto è: questa roba, noi qui non la vogliamo. Non la accettiamo. Da nessuno e a prescindere dall’origine”. Per Zaia “la parola chiave, l’hashtag è: repressione. Dobbiamo essere consapevoli che l’educazione è importante, le politiche sociali pure, ma una certa soglia non può essere superata. Punto. Ma lo sa la cosa che più mi ha colpito? I tizi che se ne stavano lì, belli tranquilli in quel manicomio, a riprendere tutto con i telefonini. Mentre la polizia caricava, questi filmavano. Per essere i primi a rilanciare la cosa sui social, immagino. Neanche c’è più la paura, quel che conta è dire ‘io c’ero'”.

Zaia aggiunge: “Non possiamo assuefarci. Non possiamo giustificare. I responsabili delle violenze non sono persone con un’infanzia difficile, ma persone che vanno punite. Non voglio chiamare questa gente ragazzi, perché mi sembra già assolutorio: sono devastatori”.

Per Zaia “il punto è che non si punisce. Io me lo pongo il problema di un questore che deve mandare a manganellare dei ragazzi. Perché questa è gente che ha soltanto ecceduto un po’… Quali saranno le conseguenze? Nessuna. Questo è il Paese dell’impunità, e i responsabili di quella follia lo sanno. C’è chi tirerà fuori l’attenuante dell’età, il branco, la difficoltà a trovare personalmente i responsabili, il fatto che c’è stato solo un ferito, anche se forse sono di più. Sarà tutto derubricato e se ci saranno condanne, non saranno scontate. Ma la colpa non è dei magistrati. Ma di leggi che sono da cambiare”. In particolare con “il carcere. In altri ordinamenti c’è la notte in carcere. Che poi diventa una settimana e via aggravando. Se invece a chi fa robe del genere non succede niente, se l’impunità è garantita, il partecipare alle violenze diventa una medaglia da esibire. Il fatto è che oggi la legge non considera questi reati come gravi. Invece lo sono. Ci vengono a dire che l’incidenza della criminalità nei nostri territori è bassa, ma questo è un campanello d’allarme gravissimo. Ma pensi agli episodi in treno… Aggressioni gravissime, inaccettabili. E poi, la devastazione dei treni e delle stazioni… Ripeto: ci deve essere la forza della legge. Si deve sapere che non ci saranno scuse, che con certi comportamenti si finisce in carcere. Subito. Senza sconti. Senza sociologia, senza destra o sinistra. In Veneto, sogniamo di lasciare le chiavi di casa appese fuori dalla porta, non di chiuderci in casa e circondarci di inferriate. Se è così, vuol dire che i delinquenti hanno messo in gabbia noi”.

(LaPresse)

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