Voghera, sorella vittima chiede giustizia: l’assessore ha sparato al petto, voleva ucciderlo

A Voghera è il giorno del silenzio e della rabbia dopo l'omicidio di Youns El Boussettaoui. Il silenzio, quello dietro cui si sono trincerati la sindaca Paola Garlaschelli, gli assessori con tutta la maggioranza, e il dolore quello che urla alle telecamere la sorella della vittima, Bahija, arrivata l'altro ieri dalla Francia

VOGHERA – A Voghera è il giorno del silenzio e della rabbia dopo l’omicidio di Youns El Boussettaoui. Il silenzio, quello dietro cui si sono trincerati la sindaca Paola Garlaschelli, gli assessori con tutta la maggioranza, e il dolore quello che urla alle telecamere la sorella della vittima, Bahija, arrivata l’altro ieri dalla Francia. La giovane donna porta un mazzo di fiori che lascia davanti al Bar Liguria in piazza Meardi, dove Massimo Adriatici, l’assessore comunale alla Sicurezza in quota Lega, ha sparato con la sua calibro 22 al 39enne di origine marocchino martedì notte. “Non è vero che era un senza tetto e non è vero che non aveva nessuno”, dice Bahija mostrando le foto del fratello con i figli e la madre. “È stato ammazzato da innocente, non ha fatto niente. Chiedo giustizia per mio fratello e la inseguirò finché non la otterrò. È stato ucciso qua da un avvocato, ex poliziotto, assessore che gira con una pistola carica e che gli ha sparato al petto. Proprio con l’intenzione di ucciderlo”, spiega poco prima di avere un mancamento.

Ad accompagnarla oltre al marito, c’è l’avvocata che assiste la famiglia, Debora Piazza. “Nessuno ha avvisato i parenti dell’autopsia e questo è un fatto grave perché è un esame irripetibile – chiarisce il legale -. Abbiamo chiesto in procura le motivazioni per i quali non sono stati avvisati e il pubblico ministero ci ha detto che è stata una svista dei carabinieri”. “Younes El Boussettaoui aveva qualche precedente bagattellare alle spalle, io l’ho difeso per circa 5 anni, per resistenza o piccoli episodi di spaccio, ma ultimamente aveva davvero perso la testa. Era stato ricoverato per problemi mentali per circa tre settimane, un mese fa all’ospedale di Vercelli dove purtroppo era riuscito a scappare per venire proprio in questa piazza perché lui diceva che questa piazza e solo questa piazza era casa sua”, conclude l’avvocato. E proprio dalle telecamere di quel luogo così caro a Younes potrebbero arrivare delle risposte per chiarire la dinamica della sua uccisione.

Già nella giornata di oggi è emerso un video ripreso dai sistemi di sicurezza che mostra la vittima colpire con un pugno l’assessore Adriatici che cade a terra. La telecamera però non inquadra il momento dello sparo che resta quindi ancora una circostanza avvolta dal mistero. Intanto il pubblico ministero di Pavia Roberto Valli ha chiesto al giudice per le indagini preliminari di convalidare gli arresti domiciliari per Adriatici. Domani mattina, insieme al suo legale, l’assessore dovrà comparire davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia mentre per sabato pomeriggio la sorella di Younes ha indetto una manifestazione con parenti e amici davanti al luogo dell’uccisine per ricordare il fratello.

di Stefano Bertolino

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