Alunni maltrattati, obbligo di dimora per due maestre

Si riaccende il dibattito sulla possibilità di introdurre sistemi di vigilanza nelle scuole

Foto LaPresse - Stefano Porta

ZUNGRI – Due maestre in obbligo di dimora per maltrattamenti agli scolari. I carabinieri della Compagnia di Tropea hanno effettuato l’operazione a carico di 2 insegnanti, una di 65 e l’altra di 51 anni, della scuola primaria di Zungri, nel Vibonese.

Le indagini dei militari hanno documentato i maltrattamenti posti in essere dalle donne nei confronti di alcuni alunni di prima elementare attraverso un “sistematico ricorso alla violenza fisica e psicologica nei confronti degli scolari”, e con comportamenti “documentati minuziosamente”.

Clima intimidatorio

La violenza da parte delle due maestre, secondo gli investigatori, si concretizzava con urla, minacce, insulti e percosse ai danni dei bambini. E si traduceva in un clima di generale intimidazione e soggezione.

I precedenti

E’ successo ai Castelli Romani nello scorso gennaio dove tre docenti e una collaboratrice scolastica picchiavano i bambini di cui si sarebbero dovute prendere cura. Offese verbali, botte e umiliazioni sarebbero state all’ordine del giorno. Le piccole vittime, tra i 3 e i 5 anni, avevano manifestato il disagio ai genitori. E come spesso accade la faccenda era finita in procura.

Non è la prima volta che la Capitale regala episodi simili verificatisi in un asilo alla Balduina, un altro al Torrino. E ancora sull’Aurelia dove i bambini venivano con violenza schiaffeggiati e sgridati, afferrati con un braccio e sollevati o trascinati per terra e sbattuti su una sedia o su un tappeto o per molto tempo tenuti legati al passeggino senza ricevere un’adeguata assistenza e cura. E in più occasioni lasciati soli a piangere.

Il disegno di legge

Storie diverse che avevano acceso il dibattito sulla possibilità di introdurre sistemi di vigilanza nelle scuole. Il disegno di legge era passato alla Camera. Disponeva misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori nei servizi educativi per l’infanzia e nelle scuole dell’infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità”.

La bocciatura

La proposta era stata bocciata in Senato. “La Commissione – era stato scritto – esaminato il disegno di legge in titolo, ritenuto che esso pare ispirato alla volontà di dare immediate risposte ad eventi contingenti, ma senza un’adeguata ponderazione vi è il rischio di elaborare leggi disorganiche. Recanti una visione parziale dei problemi in quanto dettate dall’emozione e dall’emergenza del momento”.

E prosegue: “Osservato che la videosorveglianza, anche negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia, qualora sia necessaria, può essere disposta per iniziativa della magistratura, reputato dunque inopportuno prevedere per legge tale possibilità perché essa avrebbe una valenza ‘erga omnes’, eccessiva, e testimonierebbe il fallimento della scuola, in quanto essa non sarebbe in grado di prevenire e controllare comportamenti inadeguati. Manifestati dubbi sulla previsione di una valutazione attitudinale per il personale di tali istituti educativi e scolastici, tenuto conto che gli educatori e i docenti compiono un preciso percorso formativo e pertanto ciò potrebbe evocare una volontà di controllo estranea alla attività pedagogica”.

Il bornout

Il Garante dei Minori, in Calabria, aveva proposto visite annuali psicologiche per i docenti. Anche a loro vantaggio. Perché come aveva spiegato Vittorio Lodolo D’Oria, medico esperto di burnout, “la categoria degli insegnanti è soggetta a una frequenza di patologie psichiatriche pari a due volte quella della categoria degli impiegati. Due volte e mezzo quella del personale sanitario e tre volte quella degli operatori manuali”. Uno stress che spesso si ripercuote sugli alunni.(LaPresse)

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